Venezia 70 – Yuri Esposito: recensione film (biennale college)

IDEA BRILLANTE E PERFORMANCE IMPECCABILE, UN ITALIANO POCO NOTO FA CENTRO

yuriGENERE: dramma-commedia

DURATA: 75 minuti

VOTO: 4,5 su 5

In un mondo alla velocità della luce andare lenti è bello. È un pregio, un’anomalia, ma anche una malattia reale e una diversa abilità che mette giorno dopo giorno a dura prova. L’insieme di questi elementi il regista Alessio Fava li racconta nel suo particolare e coinvolgente Yuri Esposito, film inserito in Biennale College qui alla Mostra del Cinema e accolto in sordina, quasi nascosto nel programma.

Salvo poi ricevere grandi consensi, specie per la maestria nel girato e la leggerezza con affronta un tema originale, quasi incredibile, ma di grandi impatto sociale. Yuri è un uomo sulla quarantina, apparentemente normale, ma ha un’unica problematica: vive ad un quarto della velocità normale. Tutto è rallentato, ogni cosa per lui ha una differente ottica e quindi valenza.

I problemi sorgono quando, scoprendo la compagna incinta, decide di provare un farmaco sperimentale e guarire dalla sua condizione in cui si sente imprigionato, almeno fino a quel momento. Delicata ed intimista, la pellicola ha il pregio di narrare con sapiente efficacia un mondo incredibile, in cui trovare serenità e con cui magari confrontarsi, senza riuscire ad entrarci pienamente.

I personaggi che ruotano attorno all’ottimo protagonista (Matteo Lanfranchi) sono tutti credibili, la fotografia scelta dalla produzione sottolinea perfettamente lo stato d’animo di Yuri, che nella sua lentezza esagerata trova il modo per sorridere alla vita. Certo, il climax è di stampo classico, ma la scelta della sua durata lima ogni difetto e ci porta “violentemente” un senso di ottimismo perduto.

Questa è la forza più grande del film, andare incontro alla trasformazione mentale prima che fisica, il sapersi accettare oltremodo come persone, quindi dare spessore ad una serie importante di valori familiari che superano ogni difficoltà. La tensione tra dramma e commedia fa il resto, ci si rende conto ad una prima visione che nel caos (del cinema) quotidiano ci troviamo dinanzi ad un’oasi di pace. Ed è meravigliosamente appagante.

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