Hungry Hearts: recensione film

HUNGRY HEARTS, COSTANZO BUTTA VIA IL BAMBINO INDACO DI FRANZOSO

hungry hearts locandinaGENERE: drammatico

DURATA: 113 minuti

USCITA IN SALA: 15 gennaio 2015

VOTO: 2 su 5

Secondo la subcultura New Age i bambini indaco sono quelli che hanno delle capacità soprannaturali e a Mina, giovane protagonista dell’ultima fatica di Saverio Costanzo Hungry Hearts in procinto di diventare madre, viene detto da una veggente che suo figlio apparterrà a questa tipologia di esseri umani. Una bugia bianca, un gioco di parole e di realtà che nella mente fragile di una donna che sta affrontando una gravidanza, forse non poi così auspicata, può diventare un mostro che la porterà a proteggere in maniera maniacale quell’essere che cresce nel suo ventre.

Saverio Costanzo prende in prestito il romanzo di Marco Franzoso, Il Bambino Indaco, per il suo nuovo lungometraggio: dopo una pausa di quattro anni interrotta dalla buona parentesi televisiva di In Treatment, Costanzo torna al cinema con una struggente storia che segue inizialmente l’amore tra Mina e Jude (Adam Driver) per poi soffermarsi sulla maternità malata della donna ossessionata dall’idea di dover purificare se stessa e il suo bambino attraverso un’alimentazione vegana.

Hungry Hearts avrebbe potuto essere una storia intensa e, invece, dopo un inizio ironico, che tende a rilassare l’emotività dello spettatore nella consapevolezza della successiva scossa che subirà, si perde in una culla di ovvietà narrative che fanno da incipit al pathos che verrà. Un andamento narrativo instabile ma interessante che ha come protagonisti due attori perfetti nei loro ruoli: Alba Rohrwacher, dopo La Solitudine dei Numeri Primi, è ancora una volta a suo agio davanti alla camera di Costanzo nella parte di una donna disturbata, e Adam Driver, interprete in America della serie tv Girls, che si ritrova anche in Hungry Hearts a dover gestire nella finzione dello schermo, stavolta grande, la sua problematica compagna. Tutto bene, quindi, almeno all’apparenza perché purtroppo le evitabili peripezie registiche di Costanzo fanno del suo nuovo lungometraggio un’opera ridicola, nonostante l’interessante storia che racconta.

Le tematiche toccate sono tante, profonde e contemporanee ma il mondo di quella maternità oscura che comprende una depressione pre e post parto che è vista con vergogna o, peggio, con incoscienza da chi ne è affetta è toccata in maniera indegna come allo stesso modo viene esplicitata l’ossessione per il cibo che non sia di origine animale che porta alcune persone a togliere alimenti essenziali per la crescita ai propri figli, fin da piccolissimi. Saverio Costanzo, di nuovo, ridicolizza un’opera narrativa potente e rende statici i suoi personaggi, nonostante le forti caratteristiche che l’autore originale gli ha donato.

Girato completamente a New York Hungry Hearts è un’occasione sprecata dove i cuori affamati del titolo non sembrano essere in grado di battere né, tantomeno, di far battere quello dello spettatore.

 

 

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