MASTROIANNI, MAESTRO NELL’ARTE DI RIDICOLIZZARSI COME DIVO
Chi andrà a vedere Latin Lover, l’ultimo film di Cristina Comencini, si troverà davanti non solo le vicende di una famiglia allargata e internazionale legata dall’amore verso un uomo (marito, padre e amante), ma anche una dichiarazione d’amore per il cinema italiano. Tanti omaggi, infatti, si susseguono mentre il groviglio di segreti della vita di Saverio Crispo viene alla luce.
La Comencini porta sul grande schermo il ritratto di un uomo dal fascino d’altri tempi, di un attore dal talento versatile, saltato di genere in genere attraverso gli anni del varietà, della commedia all’italiana, dello spaghetti western. Un bravissimo Francesco Scianna incarna tutto questo, e lo fa divertendosi e a tratti, oltre a farci commuovere, fa divertire anche noi, il pubblico che nel buio della sala rivede alcune delle scene più belle del nostro cinema. Assistiamo a un film nel film, in cui Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Gianmaria Volonté, Marcello Mastroianni sono reinterpretati attraverso i gesti, gli sguardi, le pose di un’unica persona.
Ma se il latin lover Saverio Crispo ha molto di loro, quanto c’è in loro del latin lover, o, ancora meglio, quanto non c’è? Questa riflessione si adatta soprattutto ad uno dei “mostri” sopra citati, Marcello Mastroianni. Lui per primo ha sempre rifiutato di essere definito un latin lover, e i suoi personaggi confermano la sua volontà di prendere in giro questo stereotipo. Per quanto riguardava la sua vita privata affermava “Ci sono dei geometri che hanno avuto più storie di me”; era un uomo elegante e riservato, lontano anni luce dalle convinzioni di quanti lo indicavano essere l’icona della mascolinità italiana nel mondo, cosa che lo imbarazzava.
Nel cinema, invece, si è sbizzarrito e ha incarnato uomini di ogni tipo, cercando di sconfessare il cliché cui era solitamente associato. Ha vestito i panni del latin lover, ma trasfigurandone i connotati, come ne Il bell’Antonio, in cui è un giovane innamorato e desiderato dalle donne, ma, ahimè, impotente. Un ruolo che sembrava arrivato appena in tempo per smentire la fama del seduttore che lo stava travolgendo in seguito al successo internazionale del ruolo di Marcello ne La dolce vita.
Nel suo film la Comencini riprende la celebre scena dello spogliarello di Ieri, oggi e domani (1963), diretto da Vittorio De Sica. In questo caso un ululante Mastroianni si gode lo spettacolo della bellissima e sensuale Sophia Loren. Al contrario, nel film La cagna del 1972 è stato un uomo indifferente alla bellissima Catherine Deneuve, invece disposta a tutto a costo di avere le sue attenzioni.
Mastroianni ridicolizza la figura del seduttore anche nelle pellicole in cui era forse meno prevedibile che succedesse, come in Casanova ’70, film a episodi del 1965 diretto da Mario Monicelli, in cui è un comandante sempre pronto al rimorchio, ma capace di eccitarsi solo in momenti pericolosi.
È stato inoltre un omosessuale in Una giornata particolare, in Divorzio all’italiana un uomo tormentato dalla paura del tradimento, e ha spesso scelto la parte dell’inetto: è impossibile redigere un elenco completo dei suoi ruoli, data la vastità e la ricchezza della sua filmografia, ma avendo introdotto il tema del latin lover con il film di Cristina Comencini, sembra opportuno chiudere il cerchio con L’ingorgo diretto da suo padre Luigi. In questo film corale, è un divo rimasto bloccato in un ingorgo autostradale, che viene accolto e rifocillato da un contadino il quale, per trarre dei vantaggi dalla sua figura, gli getta prontamente la moglie incinta fra le braccia. Quello che il divo fa è cadere nella trappola e fare la figura dell’imbranato.
Il Saverio Crispo di Cristina Comencini ci piace perché è il latin lover che ama amare e essere amato, ma Mastroianni ci piace ancor di più perché, prediligendo uomini deboli, insicuri e fragili, ha scelto di non essere il seduttore che tutti si aspettavano da un grande divo, ma semplicemente un uomo.