NELLE SALE LA GRANDE RABBIA DI CLAUDIO FRAGRASSO COL TALENTO EMERGENTE DI MIGUEL ANGEL GOBBO DIAZ
Nelle sale dal 28 aprile, La grande rabbia di Claudio Fragasso racconta la storia di un’amicizia molto forte, un legame che va al di là del bene e del male, tra due giovani ragazzi di borgata. Ambientato a Tor Sapienza, il film è un mix di finzione e realtà, perché molte scene sono state girate proprio durante il periodo di tensione del quartiere. Incontriamo uno dei due protagonisti, Miguel Angel Gobbo Diaz, 27 anni, nativo di Santo Domingo ma naturalizzato vicentino.
Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Miguel Angel è al suo primo ruolo da protagonista al cinema. Il suo personaggio, Benny (da Benito), adottato da genitori padovani, non ha una vita facile. Perde entrambi i genitori e vive crescendo con l’amico Matteo (Maurizio Matteo Merli). Arrestato per incontri clandestini – in cui ha quasi ammazzato l’avversario e condannato a due anni, quando esce ritrova Matteo, il suo amico, unica figura “familiare”- con cui però i rapporti si allentano e si indeboliscono. Benny deve recuperare il suo piccolo “tesoro”, affidato a mani sbagliate, per investire in un altro incontro clandestino. Ed è così che inizia l’avventura de La grande rabbia.
Miguel, sei alla tua prima prova da protagonista. Raccontaci come hai avuto la parte.
Durante la manifestazione La Valigia dell’Attore, festival organizzato dalla figlia di Volontè (Giovanna Gravina) partecipavo alle lezioni tenute da Elio Germano. Lì, Martina Cafiero – agente – mi ha notato e mi ha segnalato a Fragasso per il personaggio di Benny. Ci siamo incontrati ed ho ottenuto la parte. Non ci potevo credere!
Come ti sei preparato? Benny sembra assai diverso da te….
Benny è un personaggio molto, molto lontano da me. Io non sono per nulla violento, iracondo, né tanto meno abbraccio ideologie destroidi. Quindi mi sono davvero messo alla prova. Benny non ha paura di nulla, sfida continuamente la vita, senza pensare alle conseguenze. Ho lavorato molto sulle sue tensioni interiori e i suoi obiettivi.
Cosa hai portato della tua esperienza personale?
Sicuramente la mia esperienza in tema di “sentirsi diversi”. Sono arrivato in Italia a 3 anni, e cresciuto in Veneto, e in quegli anni non c’erano altri bimbi di colore: mi sono relazionato ben presto con il pregiudizio, infatti ho passato la mia adolescenza a tentare di essere quello che gli altri volevano e si aspettavano da me, per essere accettato. Per fortuna, però, io ho incontrato molti ragazzi veneti che non avevano alcun pregiudizio, ed ho avuto bellissime amicizie che conservo ancora oggi, e mi sostengono e mi seguono nel mio percorso di attore. Quindi si, sapevo cosa sentiva Benny e perché voleva a tutti i costi essere accettato. Anche queste esperienze che il mio lavoro può regalare sono forti, e sono fortunato a non aver avuto la solita parte da immigrato solo per il colore della mia pelle. Ringrazio Claudio (Fragasso) per questo.
Miguel, come nasce la tua passione per la recitazione? Come sei arrivato a Roma a fare l’attore, da Creazzo in provincia di Vicenza?
Ero stato bocciato in prima superiore, e durante il secondo anno da ripetente dovevo studiare alcune ore obbligatorie a pomeriggio. La scelta era tra fare i compiti o il corso di teatro. Io non volevo assolutamente studiare. Quindi mi sono iscritto al corso e mi sono appassionato: primo ruolo carabiniere, scelto da me. Ho proseguito fino alla quinta superiore e quindi – visto che anche la bidella e la mia insegnante mi dicevano che avevo talento…. Ci ho pensato tutta l’estate e mi sono reso conto che volevo tentare di farlo per davvero. Mi sono preparato un monologo, studiando come un pazzo, come mai avevo fatto, e sono andato alla Nuct (una scuola di Roma) e poi sono stato preso dopo il provino al CSC dove ho studiato tre anni e mi sono diplomato.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza? E cosa ti aspetti?
Essendo il mio primo ruolo da protagonista ho sentito molta responsabilità e ho scoperto molte cose. Per fortuna Claudio Fragasso mi ha molto guidato, perché aveva le idee molto chiare e c’era fiducia reciproca. Anche con Maurizio Matteo (Merli) ci siamo subito messi al lavoro insieme e ci siamo frequentati molto per approfondire il rapporto tra noi. E’ un film molto realistico, duro, senza filtri. Interessante il fatto di raccontare un fatto sociale attraverso un’amicizia vera e profonda. Benny è di estrema destra, ma lo è in maniera confusa e infantile, in maniera quasi staccata dalla realtà. E’ un ragazzo complesso ed emotivamente disarmato, l’ho molto amato. Cosa mi aspetto? Che il film venga visto, perché merita.
Quale scena ti è rimasta nel cuore?
Lo scontro tra Benny e Furher (Giulio Base), perchè è in realtà lo scontro tra il mondo ideale di Benny e quello reale. Ogni volta che giravo questa scena, alla fine scoppiavo in un pianto a dirotto. Ero così dentro al personaggio che davvero mi sentivo coinvolto emotivamente. Mi sono anche ferito, 8 punti tra zigomo e sopracciglio, ma sono tornato subito sul set per finire la scena.
Progetti futuri?
Ho appena terminato le repliche dello spettacolo teatrale Il Calapranzi di Pinter, insieme al mio amico e collega Giorgio Cantarini (La vita è bella) al Tordinona di Roma dopo 4 serate sold out a Creazzo, il mio paese. E’ stata una bellissima esperienza e lo spettacolo continuerà a girare. Ho girato anche un horror con un regista di genere americano, Brian Skiba, e mi sono divertito assai. Ora andrò a studiare e perfezionare il mio inglese a Londra. Poi, chissà. Di sicuro mi impegnerò perché questo sia il lavoro della mia vita.
Noi diciamo che facce così in Italia ce ne sono poche, che Miguel Angel Gobbo Diaz è un bravo attore giovane, e che il suo sguardo e sorriso alla Denzel (Washington) lo porteranno lontano. Stay Tuned!