“Strade? Dove stiamo andando noi non c’è bisogno di strade.” Si concludeva così il primo capitolo di una futura trilogia che avrebbe segnato in maniera indelebile un decennio, quello dei magnifici anni ‘80, facendo appassionare milioni di spettatori in tutto il mondo. Era il 1985 e nelle sale usciva Ritorno al Futuro; diretto da Robert Zemeckis, ancora sconosciuto al grande pubblico americano, ma che poteva vantare la presenza di Steven Spielberg dietro le quinte, in qualità di produttore esecutivo.
È indubbio che la lunga mano di Spielberg abbia contribuito in gran parte alla riuscita e al successo planetario del film. Basti pensare ad una semplice curiosità. Nello script originale la macchina del tempo era stata individuata in un frigorifero in cui i protagonisti si rinchiudevano per compiere il salto spazio-temporale. Fortunatamente (o no?) quella idea iniziale fu bocciata dal regista dell’imminente Indiana Jones cap. 4°, il quale propose di utilizzare un automobile sportiva, la De Lorean DmC-12, resa celebre proprio grazie al film: con la sua impronta sportiva rendeva più accattivante e affascinante l’idea di poter viaggiare nel tempo una volta raggiunta la soglia delle 88 miglia/orarie.
La scelta della De Lorean fu solo l’ultimo tassello di un complesso mosaico in cui trama originale, caratterizzazione dei personaggi protagonisti e colonna sonora si mescolavano alla perfezione. Il sogno di poter viaggiare nel tempo da sempre attira e affascina l’immaginario dell’uomo. E se potessimo avere a disposizione una macchina del tempo per quali viaggi e quali scopi la utilizzeremo? Ecco il primo spunto vincente della pellicola. E se a costruire tale meraviglia tecnologica è uno strampalato scienziato di nome Emmet “Doc” Brown, insieme col suo amico liceale Marty Mcfly quali possono essere le conseguenze? Una su tutte di ritrovarsi negli anni ’50, di cui gli americani continuano ad avere una visione nostalgica, con il compito di far innamorare i propri giovani genitori che frequentano ancora l’high school.
Ma il successo di Ritorno al futuro si deve anche e soprattutto alla scelta dei due attori protagonisti: Michael J.Fox e Christopher Llyod, che contribuiscono con i loro frizzanti duetti in scena a rendere il ritmo della narrazione sempre vibrante e privo di stasi. Il duo deve tutta la popolarità ottenuta negli anni proprio al successo della pellicola, ma come spesso accade quel ruolo è stato l’unico abito degno di nota che i due attori siano riusciti ad indossare per il resto della loro carriera, specie per Michael J Fox, mentre “Doc” è stato interprete anche di un’altra serie di culto. Era “zio Fester” nell’adattamento cinematografico de La Famiglia Addams.
Scena cult del film? Quella in cui Marty suona al ballo di fine anno cui partecipano anche i suoi genitori e si improvvisa rocker scatenato sulle note di Johnny Be Good, davanti ad una folla di ragazzi increduli.