CUORE UMANO E MUSCOLI D’ACCIAIO
Non c’è niente di più gustoso dell’incontro tra ironia e azione. Anche quando quest’ultima è subordinata ad un progetto più grande, un comic-movie dal cuore di palladio, curato in ogni dettaglio. Rimanendo all’interno di un prodotto Marvel, la nota major di fumetti a stelle e strisce, arriva in Italia l’ennesima trasposizione cinematografica del “supereroe vicino-di-casa”. Iron Man, questo il titolo e incarnazione metallica del protagonista, un’effervescente e convincente Robert Downey Jr. a cui va fatta menzione d’onore, rappresenta il doppio volto dell’umanità, la parte buona che si oppone alle tenebre (stavolta armi missilistiche) da essa stessa create.
Ecco dunque che il miliardario Tony Stark, convinto creatore di armamenti tecnologicamente avanzati e dall’enorme potenziale distruttivo, viene rapito da chi vuole usare il suo operato in maniera terroristica, rischia di morire, apre occhi e mente e rinasce come corazzato salvatore dei deboli. Nessun superpotere dunque, come per l’uomo pipistrello, si combatte i malvagi da fumetto con il solo potere della mente e con i muscoli in titanio e oro. Il film di Jon Favreau, rientra in partenza nello stereotipo di genere, salvo poi concedersi un percorso suo alternativo, risultando molto divertente sin dal drammatico inizio, grazie al quale se ne intuisce l’andamento sfacciato e visivamente godibile. Gli interpreti, tutti all’altezza dalla Paltrow allo “odioso” Jeff Bridges, si calano con fervore nel dipingere l’affresco moderno di una società americana in cui solo il male maggiore scalza quello minore. Nonostante il fine sia quello di far prevalere il bene stiloso su tutta la linea.
Iron Man è proprio questo, armatura e braccio armato del suo protagonista, il quale trova una sua dimensione proprio a contatto con la morte e decide di cambiare, acquistando il volto umano dietro alla maschera bicolore. La pellicola intrattiene e funziona perché unisce il binomio anima-cervello in una confezione di qualità digitale che ha la sua presa nel pubblico e il grande pregio posto in una regia brillante, che, nonostante qualche intoppo veniale, si fa apprezzare a risultato ottenuto. Insomma, si rimane appassionati dal nobile intento di Stark, si sorride in alcune scene cult e non ci si smarrisce mai nelle pure brevi due ore di racconto, dalla nascita dell’armatura al suo concitato utilizzo conclusivo. Senza banalizzare, verrebbe da chiedersi quanta strada verso la prosperità potrebbe esser fatta con in mano tale tecnologia benefica.