Al sentir pronunciare la parola Bollywood probabilmente soltanto a pochi scatterà in mente il processo di associazione di idee ed anzi a molti verrà da ridere di fronte a questo vocabolo che sembra una distorsione sonora e lessicale della ben più nota Hollywood. Ma è proprio dalla celebre collina di Los Angeles che questo termine trae la sua origine, risultando da una fusione con la parola Bombay ed stando ad indicare il cinema popolare di origine indiana. Nell’ex colonia inglese il cinema arriva molto presto, già a partire dal 1890 con le prime proiezioni che riprendono treni in corsa e scene simili, mentre nel 1913 viene girato il primo film mitologico, genere che sarà tra i più popolari del cinema muto. Intorno agli anni ’30 possiamo collocare la nascita dei primi studios cinematografici e soprattutto l’avvento del sonoro mentre è a partire dai ’40 che inizia il periodo di splendore del cinema indiano. Un cinema che racconta perlopiù delle classi subalterne e che trova nell’attore Amitabh Bachchan l’icona del giovane eroe, proveniente da una classe sociale popolare, in cerca di giustizia contro un potere corrotto e ostile che rappresenta il nemico quotidiano per larga parte della popolazione. Il cinema popolare in lingua hindi vivrà fino agli anni ’80 un momento d’oro e quando si fa riferimento al secondo paese più popoloso della terra bisogna sempre tener presente delle enormi possibilità che un tale mercato può rappresentare. L’India ha saputo sfruttare anche la sua abbondante manodopera a basso costo per invogliare le case di produzione americane, prima fra tutte la Walt Disney, a delocalizzare parte delle produzioni cinematografiche proprio nel paese del Dalai Lama. Già oggi l’enorme macchina operativa di Bollywood, tenendo conto delle delocalizzazioni, produce ogni anno un numero di film superiore a quelli made in U.S.A. Ora però per i grandi produttori indiani è giunto il momento di invertire questo flusso di capitali e di andare alla conquista delle grandi case americane. E’ notizia di pochi giorni fa che il gruppo Reliance di Mumbai è pronto a staccare un assegno da almeno 500 milioni di dollari per diventare azionista della casa cinematografica DreamWorks, guidata dal regista-produttore Steven Spielberg. Fondata nel 1994 dall’autore di E.T. insieme con i suoi due amici Jeffrey Katzenberg e David Geffen la Dreamwork rimane indipendente fino al 2006 quando finisce sotto il controllo del conglomerato americano Viacom che possiede anche la Paramount Pictures. Ma la convivenza di Spielberg con il management della Viacom-Paramount è a dir poco turbolenta e proprio per questo sembra che la cordata indiana sia pronta a subentrare al regista nelle quote azionarie avendo superato la concorrenza del gruppo Fox di Rupert Murdoch. Già il mese scorso a Cannes la Reliance, ancor prima di trovare l’accordo con Spielberg aveva annunciato accordi per finanziare produzioni con 4 grandi star di Hollywood: Clooney, Pitt, Hanks e Carrey. Il colosso cinematografico indiano, per una volta, è partito all’attacco degli americani…
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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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