Approfondire la materia attraverso la scrittura
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Avere una scolarità significa saper entrare e uscire dalle immagini. Non c’è cultura, né educazione su questo tema e scavando a fondo, si può notare come una specifica formazione accademica sulla critica cinematografica in Italia non è mai stata presa in considerazione. Per il terzo anno consecutivo ci riprova la Fondazione Ente dello Spettacolo (Rivista del Cinematografo), che insieme ai Cahiers du Cinéma ha organizzato un corso apposito dal titolo inequivocabile.
“Il Film: elementi espressivi e riuso delle immagini”.
{mosimage} I corsisti, trentaquattro persone tra cui il sottoscritto, si sono impegnati in uno stage intensivo di sei giorni passati tra l’ambasciata di Francia e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Una profonda immersione di critica audiovisiva introdotta da docenti di rilievo tra cui Emmanuel Burdeau ed Eugenio Renzi (On a retrouvé le cinéma/Ritrovare il cinema), redattori dei Cahiers, il lato filosofico e concettualmente letterario della critica adattata al cinema contemporaneo. Interagendo con i corsisti, stimolando dal profondo le loro qualità di scrittura, inondandoli di suggestioni visive o veri e propri spezzoni audiovisivi, ne hanno poi indirizzato il lato creativo su carta-pc-dattiloscrivente. Un tipo di lavoro opposto a quello intrapreso da giornalisti puri come Gloria Satta de Il Messaggero e Silvio Danese de Il Giorno, testimonianze sentite che hanno espresso idee e pensieri sulla realtà giornalistica attuale, davvero non confortevoli (come si sospettava) per coloro che si affacciano al mercato del lavoro con grande fiducia nei propri mezzi, ma scarse prospettive riguardo l’accessibilità professionale. Migliore in assoluto è stato l’intervento di Paolo Peverini, docente della Luiss, che ha trascinato gli studenti in un acceso confronto dialettico sulla “manipolazione delle immagini come dispositivo semiotico”, successivamente ben coadiuvato dai redattori della Rivista del Cinematografo, Valerio Sammarco e Federico Pontiggia, i quali riflettendo sulla reificazione anti-hollywoodiana di Haneke hanno permesso una maggiore comprensione del riuso delle immagini nella cinematografia attuale. Da segnalare anche le escursioni accademiche di Angela Prudenzi, Luca Venzi e Roberto Nepoti, collaboratore di Repubblica, anche loro esperti-amanti della materia filmica alla quale hanno dedicato un particolare frammento di studio all’interno di questo stage: le forme del documentario, l’impatto del colore, le scelte stilistiche nell’approccio al testo. Sottotono il contributo di Antonio Angeli, redattore della sezione cultura e spettacoli de Il Tempo, unico tra i docenti a non essere riuscito a far vibrare le corde dei corsisti che spesso hanno scosso la testa di fronte alla sua testimonianza “sul campo”. {mosimage} Tralasciando sensazioni implicite ed esplicite sul seminario, tralasciando lo svecchiamento del mondo dell’informazione (tema caldo e ricorrente durante le lezioni, ben lungi dall’esser risolto, vedesi diatriba Rondi-Festa di Roma) la Fondazione Ente dello Spettacolo ha colto nel segno anche stavolta, scavando a fondo nel linguaggio del cinema che non sempre ha avuto nella sua analisi empirica momenti di incontro e di stimolante discussione come è stato invece in questi giorni di primavera capitolina. Con questi presupposti, diventa facile prevedere e augurarsi un grande afflusso di ragazzi anche nelle prossime edizioni dello stage.