Universo multicolore e multiforme: torna il demone col sigaro
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Se Tarantino fosse stato un regista di fantasy, senza dare per scontato che un giorno lo possa diventare, Hellboy 2 – The Golden Army sarebbe stata una sua creatura. Il secondo capitolo sulla saga del demone rosso che lavora per l’umanità e la protegge da altrettante creature infernali è un film complesso e visionario, divertente e zeppo di citazioni del passato cinematografico. Da vedere assolutamente insomma, magari proprio in compagnia di Quentin.
Premettendo che la trama è ridotta all’osso del non semplicistico ma infinito scontro tra bene e male (spesso confusi), il film scaturisce dall’immaginazione di Mike Mignola prima, autore del fumetto da cui è tratto, e da Guillermo Del Toro poi. Il regista messicano è, insieme a Peter Jackson, sicuramente il più prolifico creatore di universi fantastici, essendo riuscito nell’impresa di adattare sul grande schermo un fumetto denso di dialoghi e azione, tramutandolo in quell’immaginario cinematografico post hobbit e dandogli una ambientazione/connotazione futuristica quanto reale. Si tratta dell’incontro tra fiaba (horror) e tecnologia, un pastiche di emozioni e combattimenti in un regno incantato dove l’immaginazione e il sovrannaturale sono all’ordine del giorno. Red (Hellboy), è un omaccione nel corpo di un demone buono che, seguendo il racconto intrapreso nel 2004, è stato allevato dagli umani e lavora per il Dipartimento per la Ricerca sul Paranormale e la Difesa, insieme alla fidanzata Liz (versione torcia umana) e al collega mutante-sensitivo Abe. Quando il principe delle tenebre Nuada, stanco di obbedire da secoli all'umanità, rompe il patto di non belligeranza per risvegliare un armata di guerrieri d’oro al fine di annientare la nostra razza, il Dipartimento manda Hellboy, i due compari insieme con l’ectoplasmatico Dottor Krauss a contrastarlo. A differenza del primo episodio, Del Toro offre maggiore spessore psicologico ai personaggi, regalando momenti cult con i duetti verbali tra i protagonisti ed indaga scrupolosamente la complessità del parallelo mondo occulto, alle porte di Manhattan, lasciando ampio spazio al suo talento. Come se Hogwart avesse un secondo accesso a Central Park, come se Han Solo avesse parcheggiato la Millenium Falcon a Brooklyn, come se Frodo passeggiasse per la Fifth Avenue: Hellboy 2 è proprio questo, riutilizza le più famose saghe fantasy, sperimentandole insieme in unico film. Che non annoia mai, anzi più di una volta strappa risate in platea e, scartando le inevitabili romanticherie di qualche sequenza, diverte il pubblico senza offrirgli granchè di originale, se non farlo parteggiare apertamente per il protagonista, in ogni suo guaio o avventura a fin di bene egli compia. Il gotico di Edgar Allan Poe valica i confini cartacei e si traduce in immagini, suoni e colori, collocando il racconto in un universo fracassone da mercato rionale che fa da contraltare al grigiore piovoso della città. Il fuoco di Liz, il focolare di Abe e il colore di Red simboleggiano l’ardore che domina la vita ultraterrena, che come per gli uomini è ricca di contrasti, emozioni ed eventi inattesi come la paternità. Non importa se di origine demoniaca.