Zohan, la parabola comica di Adam Sandler
{mosimage}
Tante risate per cominciare. Se bastasse solo quello Zohan sarebbe un imperativo e un capolavoro allo stesso tempo. Perché si ride di gusto e la parola, che è un nome ma anche titolo del film e slogan, rimanda a felici trascorsi delle commedie americane. Dove sganasciarsi apertamente e a livello demenziale significa essere appagati del biglietto acquistato, con tanti saluti al cinema d’autore e cordiali ringraziamenti all’Adam Sandler di turno. E il cinema alle volte è solo questo.
Per spiegaci partiamo proprio da lui, Adam Sandler, dall’irriverente gestualità comica, che negli ultimi anni si è imposto anche sul pubblico europeo insieme ad un altro “vecchio esordiente” come Will Ferrell. Divertente, sfacciato, autoironico al punto giusto, Sandler ha fortemente voluto e prodotto Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, cioè il personaggio da lui interpretato. Il miglior agente del Mossad israeliano, che stufo di guerre con i “cugini” palestinesi, si far passare per morto e comincia una nuova vita negli USA, provando a diventare l’improbabile hair stylist del suo sogno. Trama all’osso che non vogliamo rivelare, perché gli ingredienti della pellicola sono un sussulto di gag tanto poco ortodosse quanto sfacciatamente elettrizzanti, quasi due ore di paresi da mascella in cui si assiste alle acrobazie dell’eroe superdotato (che si spaccia per tibetaustraliano) tra shampi e creme per capelli, da lui acconciati in seta morbida alle vecchiette cui regala “extra” omaggio. Stando al titolo originale (Don’t mess with the Zohan, ossia “non far casino con lui”), Zohan Dvir non guarda in faccia a nessuno per avere successo e come insegna la responsabile del salone (me-ra-vi-glio-sa Emmanuelle Chriqui), una cliente è sempre una cliente, anche quando si viene riconosciuti e i “fantasmi” del passato (dal volto macchiettistico di John Turturro) tornano alla ribalta. Ma se prima si combatteva ai limiti della fisica, ora le battute di Sandler buttano benzina sul fuoco della millenaria diatriba israelo-palestinese, prendendo per i fondelli i fondamentalismi di ambo le parti, oltre ai soliti ingenuotti americani che li ospitano sul loro territorio nazionale. Terra di confine uguale terra di dialogo dunque, che sia un salone per capelli o un negozio di scarpe, un concerto di Mariah Carey (qui in veste di sé stessa) oppure una partita di softball. Stavolta niente da dire sulla regia fluida di Dennis Dugan, già autore del sottovalutato Gli Scaldapanchina, il quale asseconda in tutto e per tutto l’istrionismo viscerale di Sandler, accompagnandolo shot by shot nelle sue performance da parrucchiere con una morale: se nessuno giudica, esce il meglio di noi. Risultato? Lo spettatore assimila il messaggio e ride come un ossesso, per un film che mescola con intelligenza commedia slapstick e tematiche ultra delicate, esaltando la satira estrema come messaggio di tolleranza. Mica poco per una commedia moderna.
Titolo Originale: YOU DON'T MESS WITH THE ZOHAN
Regia: Dennis Dugan
Interpreti: Adam Sandler, Rob Schneider, Emmanuelle Chriqui, Moran Atias, Barry Livingston, Henry Winkler, Mariah Carey, John Farley
Durata: h 1.52
Nazionalità: USA 2008
Genere: commedia