La Hathaway si propone ai premi Oscar
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Accolto con il favore positivo del pubblico, ma anche e soprattutto di quello ben più critico dei giornalisti alla 65°edizione del Festival di Venezia il nuovo film di Jonatham Demme, Rachel Getting Married, sembrava destinato ad arrivare sui nostri schermi ed ad imporsi come uno dei film più attesi del periodo pre-natalizio. E invece come una doccia gelata sulle illusioni di noi cronisti presenti nella cittadina veneta, ecco arrivare la notizia della Sony Pictures della decisioni di distribuire la pellicola in sole 19 sale in tutta la nostra penisola.
Una decisione quanto mai bizzarra se si pensa a tutto il clamore che il film e soprattutto l’interpretazione della protagonista Anne Hathaway avevano suscitato. Al punto di ipotizzare la vittoria della stessa come miglior attrice femminile della rassegna. Dimenticate la sognante e timida ragazza vista nel Diavolo Veste Prada. Diretta dal maestro Demme la Hathaway sforna una prova drammatica di notevole spessore. Interpreta Kym la sorella di Rachel, una tossico-dipendente cui viene concesso il beneficio di trascorrere qualche giorno a casa per le nozze della sorella. Tensioni familiari mai appianate, senso di soffocamento per un padre troppo apprensivo e rancori e sensi di colpa per un lutto del passato. Kym-Hathaway è il centro pulsante di tutte queste dinamiche che si intrecciano in un crescendo emotivo ed emozionale. Un film corale, che ci rappresenta l’America di oggi con le sue debolezze e le sue paure, ma capace di concedere una seconda possibilità anche a quei soggetti deviati o sbandati che sono il prodotto di una società frenetica come quella del ventesimo secolo. Demme sceglie di dirigere questo film con il piglio del documentarista compassionevole che si avvicina alla storia di Kym. Macchina da presa in mano, segue la protagonista con una sorta di sguardo paterno, nel presumibile tentativo di proteggerla dal suo dramma personale e lungo il sofferto percorso, senza mai spettacolarizzare il dolore e senza renderlo fine a se stesso. Nella narrazione si intrecciano momenti ad alta tensione drammatica prontamente contrapposti ad episodi di ilarità appartenenti alla vita domestica. Un realismo narrativo che raggiunge il suo apice artistico nelle scene che raccontano il matrimonio di cui il titolo che coinvolgono e proiettano lo spettatore nei festeggiamenti e nei banchetti.