Troppo piatta la regia di Hood per Wolverine
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Sembrano affilate ma non graffiano, lucenti e spaventevoli ma rientrano quando conta come i pugnali finti di carnevale. Manca solo lo schizzo di sangue che chiama altro sangue. Sono quelle di Logan e del suo lato oscuro Wolverine, violenza che nasce da violenza, poi sfogata in un combattimento per la redenzione.
Il film lucida le sue lame in partenza e sfoggia goliardia bellica nei titoli, salvo poi rivelarsi insufficiente e poco opportuno alla saga, se non come breve intro di uno dei personaggi chiave di “X-Men”. Lame d’osso, lega di adamantio nello scheletro, mutanti contro mutanti, esperimenti scientifici su cavie non più umane, né mutanti, ma armi militari che implodono nella sceneggiatura, sciatta a tal punto da irrigidire l’azione ed atrofizzare i sentimenti. Quelli che gente come il colonnello Stryker non provano più. Così si torna a prendere in mano la saga, la regia slitta da un’action director come Bryan Singer ad un dramatist come Gavin Hood e la storia ne risente. Maggiore spessore psicologico dei personaggi, minore combattività che hanno fatto dei mutanti la storia del fumetto a stelle e strisce. Inizio cult e susseguenti schermaglie iper soft, scorre tutto sommato ma il Polverine prologo ruggisce solo in lontananza, quando spalle alla camera scappa senza memoria. Rimuovendo i ricordi e il suo ultimo atto di eroismo, che, nell’ambivalenza di una natura umana e animale, esalta la qualità dell’eroe Marvel. Valeva davvero la pena tornare così indietro, alle origini di una storia che ha già avuto il suo spettacolare esito?
(X-Men Origins: Wolverine)
Regia: Gavin Hood – Cast: Hugh Jackman, Liev Schreiber, Ryan Reynolds, Lynn Collins, Dominic Monaghan, Danny Huston, Daniel Henney, Taylor Kitsch – Genere: Azione, Fantascienza, colore 97 min – Produzione: Australia, Nuova Zelanda, USA 2009, Donners' Company, Marvel Enterprises, Seed Productions, Twentieth Century-Fox Film Corporation – Distribuzione: 20th Century Fox Italia