La frontiera digitale invade i Golden Globes.
La stampa straniera ha premiato l’innovazione. Esposta da pochi, ammirata da tutti. La tecnologia è il simbolo della tradizionale notte dei Golden Globes, capitolo 2010, che ha decretato il trionfo di Avatar. In un’edizione carica di importanti pellicole internazionali, al kolossal diretto da James Cameron sono state assegnati due dei premi più rilevanti, miglior film drammatico e miglior regia, nonostante la notevole concorrenza dal volto di Quentin Tarantino (Bastardi senza gloria) e di Jason Reitman (Tra le nuvole). Entriamo nell’argomento.
Il Golden Globe Award è il riconoscimento annuale assegnato, durante una serata di gala, ai migliori film e programmi televisivi della stagione, da parte di una giuria di circa novanta giornalisti della stampa estera iscritti all’HFPA (Hollywood Foreign Press Association). I criteri di scelta dei votanti sono stati spesso criticati, considerato che l’unica reale condizione richiesta per iscriversi sia quella di risiedere ed operare stabilmente ad Hollywood. La loro importanza viene da anni rilevata in qualità di anticamera degli Oscar, i premi più famosi dedicati al settore dell’intrattenimento cinematografico e televisivo. Un momento di sfarzo e mondanità a cui gli attori tengono molto e che rilancia, come a Venezia, il fenomeno del red carpet. L’edizione 2010, andata in onda al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, ha raggiunto la vetta di autorefenzialità con la consegna a Martin Scorsese del premio alla carriera, l’ambito Cecil B. DeMille award, che gli è stato affidato da due attori molto legati al regista newyorkese, Robert De Niro e Leonardo Di Caprio. Gli altri premi sono stati “distribuiti” secondo i giudizi dei tanti votanti. Miglior commedia “Una notte dal leoni”; migliori attori per una commedia Robert Downey Jr. in Sherlock Holmes e Meryl Streep in Julie & Julia. Miglior performance in un film drammatico Sandra Bullock (The Blind Side) e Jeff Bridges (Crazy Heart), tra i non protagonisti Christoph Waltz (Bastardi senza gloria) e Mo’Nique (Precious). E l’Italia? Nulla da fare per Baaria, la pellicola di Giuseppe Tornatore battuta da Il silenzio bianco di Michael Haneke nella categoria dei film stranieri. La televisione, grande nemica-amica del cinema, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante attraverso i suoi serial più famosi, ha ottenuto anch’essa la sua parte. Per gli appassionati, menzione d’onore alle fiction d’oltreoceano, suddivise gaudiosamente in categorie, piccoli cult dedicati ai palati sopraffini e, soprattutto questa è la loro forza, destinate a coprire un panorama globale di gusti, pregi e difetti. Tra le serie drammatiche si registra il successo annunciato di Mad Man, mentre il poliziesco Dexter si prende la gloria per i suoi due interpreti della quarta stagione: il protagonista Michal C. Hall e il comprimario John Lithgow. Sezione commedie, il Globe (più meritocratico che il luccicante Academy) è finito nelle sapienti mani di Alec Baldwin (30 Rock) e di Toni Collette (United States of Tara).Miglior serie brillante? Glee, assolutamente da seguire. Definendo la dipendenza come una condizione patologica per cui la persona perde ogni possibilità di controllo sull’abitudine, il vocabolario odierno alla voce celebrità mette al primo posto i premi che il cinema regala ai suoi artisti più sublimi perché il mercato questo reclama. Una volta iniziato, il pubblico non ne può più fare a meno.