LA DOCUFICTION DELLA GUZZANTI SBARCA A CANNES
Mentre il cinema internazionale festeggia con la sua rassegna forse più prestigiosa, il Festival di Cannes, il mondo della pellicola di casa nostra vive un momento di estrema incertezza. A pochi giorni dalla serata evento dei David di Donatello, un tentativo ormai fallito di riproporre in Italia un alter ego degli Oscar americani, riecheggia ancora l’eco delle polemiche suscitate dalla protesta dei Centoautori, contro i tagli alla cultura e contro la scarsa sensibilità del governo verso i problemi del settore.
Durante la serata evento andata in scena all’Auditorium della Conciliazione di Roma, (trasmessa come di consueto in seconda serata su Rai 1) l’attrice Stefania Sandrellli, a nome degli artisti che lavorano in questo mondo, ha riportato le parole di un comunicato ufficiale nel quale si ribadiva in soldoni il diritto esercitato da tutti i lavoratori di un settore culturalmente importante ad una maggiore attenzione.
Il governo però sembra fare spallucce, e di aumentare i sussidi per un settore in crisi non se ne parla. Se negli anni ’60 e ’70, il periodo d’oro del cinema made in Italy, si produceva mediamente ogni anno oltre 400 pellicole, il numero attuale è sceso ad una desolante quota di circa 150. Gli altri paesi europei continuano ad investire notevoli somme nel cinema, così come nella
D’altronde ci si può attendere ben poco da governanti che, nel corso dell’ultimo quindicennio, sono riusciti nell’impresa impossibile di far retrocedere l’Italia, paese con la più grande percentuale di opere d’arte e bellezze al mondo, fuori dalle prime cinque posizioni nella classifica dei paesi maggiormente visitati.
Forse dovrebbe preoccuparsi di cose ben più importanti il ministro Bondi, anziché fare l’ennesimo sgarbo al nostro paese rifiutandosi di rappresentare la delegazione italiana a Cannes. Motivo del contendere? La presenza fuori concorso del film-documentario di Sabrina Guzzanti Draquila: racconto politicamente scorretto di come è stata gestita la situazione in Abruzzo post terremoto.
Un racconto che a sentire il Ministro per la cultura getterebbe discredito sul nostro paese. A parere di scrive, così come manifestato dall’Associazione Centoautori, si è perso l’ennesimo treno per partecipare da protagonisti, ed adeguatamente rappresentati a livello istituzione, ad una festa del cinema e della cultura in generale. E in fondo non deve rappresentare proprio la libertà di espressione e di pensiero un’arte come quella cinematografica? E proprio questa l’essenza di ogni espressione artistica. Da noi forse non è più così.
A cura di Francesco Buosi