The losers: recensione

PARODIA DELL’ACTION, SENZA ARTE NE’ PARTE

Ci sono Sberla, il Colonnello, il buono, il brutto e il cattivo ma non è l’A Team. Viene da chiedersi cosa passi nella mente dei distributori, quando decidono di passare in sala a luglio “The Losers”, un film che è la copia sbiadita dell’action sopraccitato, mostrato al pubblico solo un mese prima, e collage scolorito dal solleone di una serie di altre pellicole cucite assieme. C’è di tutto in questa trasposizione dal fumetto della Vertigo stampato dalla DC Comics, Bolivia, inseguimenti, esplosioni, femme fatale, amicizie, tradimenti, whisky, armi e munizioni, con sapiente aggiunta di istinti primordiali e sonar nucleari, ogni miccia accesa e pompata nelle location più esotiche in cui il male riesce ad annidarsi. La banda di “sfigati” del titolo, capeggiata dal comico di “Watchmen” Jeffrey Dean Morgan, viene cancellata dalle mappe militari degli Stati Uniti, complice diserzione e morte simulata nell’esplosione del loro elicottero. Fregati dall’impeccabile villain della CIA Max-Jason Patrick tentano e trovano l’occasione per una succulente rivincita in terra a stelle e strisce, arrivando al suggestivo tuffo in mare nel caotico finale del porto di Los Angeles. Che è esattamente lo stesso set conclusivo della pellicola cui sopra, decisamente migliore e che riporta in auge la banda dei quattro desaparecidos al servizio di una personale giustizia. La regia non vuol farsi mancare nulla, esalta la violenza e frulla ad alta velocità graffiti pulp e mirabolanti movimenti di camera, abusa di ralenty e, salvate alcune scene ad effetto, non crea quella complice alchimia tra i membri del team che puzzano tanto di riciclato. Clay, Roque, Jensen, Cougar e Pooch nella loro connotazione bellica impostata dal creatore del fumetto avevano una loro dignità di personaggi, invece conditi in salsa odierna perdono appeal e non reggono il confronto con altre pellicole troppo similari nei modi di esecuzione e produzione, nella storia e, volendo essere poco magnanimi, anche negli attori, versione discount rispetto al quartetto messo in piedi agli ordini di John Hannibal Smith. Non fatevi convincere dall’aria condizionata, se mettete piede in sala per vedere il film dovete sapere quello a cui andate incontro. Un’ora e trenta scorrevole, senza alcuna pretesa di alcuna natura, che finirà ben presto a farvi riflettere sulla comodità della vostra vita, senza armi puntate addosso di continuo né fantomatici mattacchioni a cui dover dare la caccia. Un lusso che i Losers diretti dall’anonimo Sylvain White non possono permettersi, anzi, dovranno combattere e molto per sopravvivere alla dura legge degli incassi.

A cura di Simone Bracci

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