LA REDAZIONE SI METTE A CONFRONTO SUL FILM DI FINCHER
1) Conquisterà soprattutto i nerd o sarà apprezzato da tutti?
F.V. = Nell’era dei social network, in cui la gente si ama, si odia, allaccia e distrugge rapporti on-line, è impensabile non aspettarsi un film sulla nascita di Facebook. Peccato che ci abbia pensato proprio Fincher! Dalla pellicola emerge il ritratto di un nerd, Mark Zuckerberg, intelligente sopra la media, capace di trasformare cotanto talento in sonanti denari, sprezzante, acuto e noncurante delle regole, agile a sgattaiolare fuori dai guai, quasi un super eroe dei nostri tempi il cui unico tallone d’Achille sembrano essere le donne. È interessante il lavoro psicologico riservato alla costruzione del personaggio di Mark e sarà estremamente calamitoso per quanti vivono in simbiosi con la tastiera di un pc, meno per coloro che di Fincher hanno adorato altre creazioni.
S.B. = Sarà apprezzato da chiunque si sente invischiato nella rete e con facebook.com salvato tra i preferiti. La storia, di un asociale che inventa il regno della socialità, tocca molteplici categorie di corde, dallo spettatore più avvezzo a quello che rimarrà incantato dalla mano di Fincher. Zuckerberg è un genio, un self made man che non potrà che essere esempio lampante di opportunità, quella di avere un’idea e sfondare seguendo il proprio talento. Quale storia migliore come parabola moderna?
2) Stilisticamente è all’altezza dei suoi film precedenti oppure no?
F.V. = Chi ha amato Seven, Fight club, Il curioso caso di Benjamin Button rimarrà deluso dalla normalità del film. Il pubblico riconoscerà in The social network un ottimo livello qualitativo della regia, sempre pronta a scrutare gli stati d’animo dei personaggi, una fotografia indirizzata a enfatizzare i controversi aspetti della storia, e dei dialoghi (quello iniziale tra Mark ed Erica è a dir poco eccezionale) arguti, cadenzati e sferzanti. La storia, organizzata intorno alle vicende private di Zuckerberg e intervallata dalle cause a suo carico, subisce delle sterzate noiose e soporifere a cui neanche l’accuratezza e la prontezza delle battute possono essere d’aiuto.
S.B. = Stilisticamente impeccabile, frutto di una manifattura registica ormai di altissimo livello, Fincher esce dai suoi binari congeniali e lo fa manifestando tutto il suo amore per il cinema di narrazione, essendo ormai uno dei migliori sulla piazza a confrontarsi con qualunque genere senza mai perdere il tono, né il senso del discorso. Appassiona anche in questa ibrida legal network story.
3) Lo consiglieresti?
F.V. = The social network è approdato nelle sale con l’intenzione di essere il film del momento e, con ogni probabilità ci riuscirà. In parte eclissata dal settimo appuntamento con il maghetto cresciuto, l’opera del visionario Fincher presenta alcuni punti di forza (dovuti al genio di un regista che ha saputo offrire di meglio) per cui vale comunque la pena di spendere due ore al cinema. Se siete degli appassionati di Fincher, avete di certo conosciuto tempi migliori, e se non avete ancora visto niente di suo è preferibile non iniziare dalla fine!
S.B. = Indubbiamente! L’appiattimento monocromatico che vediamo in giro fa risaltare dalla media ogni piccolo film con una piccola idea. The social network è un grande idea e la pellicola ne segue l’impatto potente, avvince e convince sulla delicatezza del momento storico-digitale che stiamo vedendo. Il crimine non è rubare le idee, ma non vedere gioielli come questo.
A cura di Francesca Vantaggiato e Simone Bracci