IL REGISTA IRANIANO LEONE D’ORO A VENEZIA MESSO IN CARCERE
Quando la politica si insinua nell’arte non è mai una bella situazione, se poi viene impedito di lavorare ad un’artista allora viene vietato uno dei diritti più importanti e vitali per una persona, la libertà di parola e di espressione. È quello che sta succedendo al regista iraniano Jafar Panahi, al quale sono stati imposti dal regime il carcere e il divieto di realizzare film. La condanna arriva, non casualmente, a pochi mesi dalla partenza del regista per Berlino dove avrebbe partecipato come giudice al Festival del Cinema tedesco.
Le accuse sono le stesse che lo hanno condotto in carcere già nel mese di Marzo, la partecipazione a proteste anti-regime, all’epoca fortunatamente l’intervento del mondo del cinema era riuscito a portare alla scarcerazione Panahai nel mese di Maggio, ma ora la sua situazione si è nuovamente complicata. Inutile dire che le accuse sono delle mere scuse, le vere motivazioni che hanno portato il regime a puntare il dito contro il regista si trovano nel fatto che negli ultimi anni sono stati numerosi i riconoscimenti che ha ottenuto all’estero con le sue pellicole, ricordiamo il Leone d’Oro nel 2000 con Il cerchio, nel 2003 a Cannes con Oro rosso e l’Orso d’Argento a Berlino nel 2006. Fin dal suo esordio nel 1995 con Il palloncino bianco, tutti i suoi film sono stati di denuncia a testimonianza della vita in Iran, resa difficile dal regime sia per gli uomini che per le donne, tanto che ne è sempre stata vietata la distribuzione in patria.
Ora il fatto che il suo lavoro sia stato premiato e osannato all’estero, ha fatto sì che Panahi venisse considerato un nemico del regime. La condanna inflitta è tra le più assurde e severe, oltre ai sei anni di reclusione al 50enne regista iraniano sarà vietato di scrivere sceneggiature o girare film per vent’anni, e ovviamente il divieto di espatrio.
La notizia è arrivata ieri sul quotidiano Theran Times e ad annunciarlo è stato il vice ministro della Cultura iraniano per il Cinema Javad Shamaqdari. Una decisione che suscita sdegno e rabbia oltre alla speranza che ci possa essere una soluzione e che Panahi possa tornare presto dietro la macchina da presa.