Che bella giornata: recensione

CHECCO ZALONE TORNA A FAR RIFLETTERE RIDENDO A CREPAPELLE

Checco Zalone, alias Luca Medici, con “Che bella giornata”, sua seconda opera cinematografica, scritta a quattro mani con lo sceneggiatore e regista Gennaro Nunziante, riesce nella difficile, anzi difficilissima impresa di far ridere lo spettatore in modo intelligente. Pur finendo nelle sale durante le festività natalizie, il lavoro del comico pugliese, autentico fenomeno per il grande schermo dello scorso anno con “Cado dalle nubi” (oltre 14 milioni di euro di incasso!), non può e non deve essere ridotto ad un semplice cine-panettone. Infatti la tranche de vie su cui punta l’occhio la narrazione è la nostra tanto cara Italia contemporanea, fatta ancora di tanti stereotipi, lungi dall’abbandonare la nostra esistenza, in cui però ci sono anche tante cose buone: come l’amore. Mescolando un po’ le carte e prendendo spunto dalla miglior commedia all’italiana degli ultimi anni, Checco Zalone ci regala una serie di gag e situazioni divertenti, che hanno reso famoso l’attore in televisione e che quasi sicuramente piaceranno al pubblico di fan, pronti ad invadere le sale dal 5 gennaio. Sempre in equilibrio o in bilico tra l’ironia pungente, con le sue conseguenti battute argute e la becera volgarità della parolaccia, il film riesce a portare alla ribalta temi tabù per il nostro cinema come il terrorismo o addirittura una legger(issim)a satira dissacrante nei confronti della Chiesa Cattolica. Per dare qualche consiglio allo spettatore più scettico, possiamo dire di non uscire subito dal cinema: “Che bella giornata” stenta a decollare, ma quando lo fa spicca il volo e fa davvero piegare in due dalle risate. Un po’ Benigni degli esordi, un po’ Pieraccioni nella parte dell’happy ending, la pellicola si avvale di due strepitose interpretazioni: quella di Rocco Papaleo e quella di Caparezza, due motivi in più per pagare il biglietto.

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