COLIN FIRTH FA CENTRO, SINTESI PERFETTA DEL LAVORO D’ATTORE
Quando dalla Torre di Babele si generarono molteplici linguaggi la vita sulla Terra cominciò a complicarsi. Le barriere linguistiche posero ogni uomo da pari a pari, pur essendo, tra di loro, di rango diverso, spessore, cultura e ceto sociale.
Il discorso del Re si basa proprio su una di queste “palizzate”, ma quella più ostica, perché psicologica, della balbuzie applicata ad un caso eclatante, quello del Duca di York e secondogenito di re Giorgio V. Nell’Inghilterra degli anni ‘30 Albert Frederick Arthur George Windsor si ritrovò, raro caso di pura meritocrazia, a guidare il paese in guerra, grazie all’ostinato confronto col suo personale problema e proclamare un solenne discorso patriottico.
Girato da Tom Hooper, il film ci regala due meravigliose interpretazioni, i protagonisti Colin Firth e Geoffrey Rush, rispettivamente nei ruoli del futuro Re e di uno logopedista poco convenzionale, un australiano trapiantato nel Regno Unito che aiuterà mister Firth nella sua battaglia contro i demoni linguistici. A completare le danze d’attori, la moglie, Helena Bonham Carter, che asseconda la verve del protagonista con aplomb rigidamente British. Sconsigliabile la visione doppiata, poiché non si potrebbero cogliere le sottigliezze dette a denti strette o balbettate da Firth, il quale, troverà proprio in un atteso amico-confidente, la forza di uscire dal burbero guscio e far valere la sua preparazione in tema di regnanza.
Fuori la voce, Hooper lascia gli attori a briglia sciolta, inquadrandoli in un contesto serrato di austerità di corte e viene ripagato da prestazioni sublimi che, contando le categorie tecniche, gli hanno fruttato ben 12 nominations agli Oscar.
Il rapporto paziente-medico che sorpassa i confini dell’umana concezione reale, le barriere da ostacolo a trampolino di lancio una volta infrante, se nella vita tutto è possibile a suon di sacrifici, questa pellicola ce lo ricorda in modo efficace e nella maniera più incisiva possibile: attraverso il non detto.