Il freddo, perfetto set invernale

NELLA CINEMA TANTE LE PELLICOLE GIRATE TRA NEVE E MONTI

In base all’angolazione con cui si guarda un diamante si possono cogliere le sfumature di luce, i giochi e le variazioni cromatiche dovute alla rifrangenza dell’illuminazione al quale lo si sottopone. Così come per un minerale anche un aggettivo può risultare neutrale, offrire diverse visuali d’impatto visivo, trasformarsi in molteplici significati in base alle sfaccettature del suo nome proprio. Prendiamo la parola freddo, al primo impatto risulta qualcosa da temere, una situazione climatica alla quale l’uomo rifugge, l’arrivo dell’inverno. Oppure lo si può considerare l’espressione di un attimo, il vademecum di una stagione glamour e ricca di divertimento, se amanti dello sci o dei paesaggi innevati. Basta una semplice operazione di lettura soggettiva, in questo senso vogliamo accostarci al freddo come ambiente, o meglio circostanza in cui molte produzioni si trovano a girare un film nel periodo più “radical chic” dell’anno, usando l’atmosfera come scenografia naturale ad alto impatto scenico. In Italia tra le mete più ambite, nemmeno a dirlo, c’è Cortina d’Ampezzo, luogo ideale per il relax tra un ciak e l’altro e meta ambitissima per vacanzieri con sci ai piedi. Celebre proprio per i suoi scenari storici, la “regina” delle Dolomiti, simbolo di eleganza e vero e proprio mito nell’immaginario collettivo, fin dagli anni ‘20 è stata un set cinematografico straordinario e lo è ancora oggi. Incuranti del Freddo grandi cineasti si sono portati nella cittadina veneta, spostando cast e budget, da Erich von Stroheim, che decise di ambientare proprio a Cortina il suo primo film, a Luis Trenker, da Vittorio De Sica a Blake Edwards, da Jean-Jacques Annaud a Ermanno Olmi. Seguendo il filo di una ricerca iconografica dedicata alle condizioni climatiche invernali, il percorso del freddo, passa attraverso le immagini dai set invernali del cinema muto come Il gigante delle Dolomiti, recentemente restaurato dalla Cineteca Italiana, a quelli spettacolari di Cliffhanger con Sylvester Stallone, fino al fantasy Ladyhawke, senza dimenticare Vacanze di Natale: una lunga raccolta di testimonianze delle numerose troupe che hanno lavorato sui set montani più incredibili pongono l’accento sulla valorizzazione della stagione climatica invernale. Necessario citare inoltre, la famosa località di Aspen in Colorado, che posta alla base della catena montuosa delle Rocky Mountains, è senza ombra di dubbio uno dei paesaggi statunitensi più ricercati per registi e cineasti/amanti del genere cocktail&skipass. Rimanendo sul territorio italiano, sono state inoltre da poco ultimate le riprese di Quando la notte, nuova pellicola di Cristina Comencini con Filippo Timi e Claudia Pandolfi. Il film, che affronta la tormentata storia d’amore tra Marina, giovane madre che per superare un periodo difficile si trasferisce in montagna e Manfred, è stato girato interamente a Macugnaga, località montana piemontese. Proprio il paesaggio fa da sfondo al racconto ed è il motore della narrazione, quindi non solo piacere per gli occhi, ma proprio elemento fondante della storia in cui il freddo, simbolo della distanza da colmare, avvolge la passione tra i due protagonisti e l’aria rarefatta sublima il racconto in un vortice di avvenimenti imprevedibili ed imprevisti. Non esiste un vero e proprio vademecum che indichi dove rintracciare le località turistiche più ambite, ma se animati da passione e perseveranza, è facile imbattersi nella “scelta” di un regista, incontrare la produzione in uno dei luoghi più cool in cui dar voce al cinema del momento, raccontando una storia dai contorni dell’inverno inoltrato. Svizzera, Austria e, in generale le Alpi, sono da sempre scenario ideale per ambientare una pellicola senza dover scomodare effetti digitali per inserire nello sfondo una catena montuosa. Una come quella che abbiamo nel confine nord d’Italia, insomma, che per la sua bellezza naturale sconvolgente ai provini si presenta da sola: le credenziali migliori per superare un’audizione.

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