Ombre di luce: primo focus universitario

MASSIMO D’ORZI RACCONTA LA SAPIENZA DAL LATO STUDENTESCO

Da un filmato amatoriale può prender vita un progetto audiovisivo? Un medio metraggio di finzione che prende spunto dalla realtà circostante? L’incipit del racconto alla base di “Ombre di luce” sembrerebbe intraprendere proprio questa direzione, la vita universitaria vista per la prima volta dall’interno. Un originale corso di scrittura svela immagini e pensieri di un gruppo di studenti mentre l’ultima contestazione dell’Onda scuote un’Università giunta al suo capolinea.

Nell’università italiana si sta chiudendo un ciclo, qualcuno dice che è la fine di un’epoca. La Sapienza di Roma è l’università più grande d’Europa, una cittadella attorniata da alte mura con i suoi ritmi: esami, code, grandi spazi in cui è facile perdersi, come fosse un labirinto. Ed è al calare della luce del sole che si tiene in un’ aula dalle pareti trasparenti un corso innovativo tenuto da uno scrittore e una pittrice che attraverso immagini e un modo originale di muoversi e parlare, stimolano gli studenti a inventare una storia.

La storia parla di una sparizione e di una ricerca: una donna scompare, ed un’altra donna la cerca, aiutata da un uomo che fa immagini. La vicenda, frutto della fantasia collettiva, prende vita mentre i viali dell’Università sono attraversati dal movimento dell’Onda.

E da pensieri invisibili sono attraversati i protagonisti di questo documentario atipico. Giovani studenti creano con immagini e parole scritte, un mondo di fantasia che rischia di scomparire nella luce del giorno.

La racconta così il regista Massimo D’Orzi. “Nell’autunno del 2008 avevo da poco finito il montaggio di Sàmara (il film da me scritto e diretto che spero presto si potrà vedere in sala), quando ho cominciato a seguire con crescente interesse le manifestazioni dell’Onda. Venendo da un film totalmente antirealistico, sentivo l’esigenza di ritrovare un nuovo rapporto, più autentico, con la realtà. Evidentemente il movimento di studenti che rivendicava identità, ricerca e intelligenza, coincideva appieno col mio bisogno di concretezza. Quindi scesi in piazza con loro e cominciai a filmare, senza sapere esattamente cosa avrei fatto di tutto quel materiale”.

Ombre di luce.

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