Tournee: recensione

MATHIEU AMALRIC SI ESPRIME IN UN RACCONTO SOFFERTO E VIVACE

Un film sulle donne, ma non solo così. Perché nei loro volti si legge lo sguardo di una femminilità intensa che non appartiene al genere Y, ma ad umanità più vasta. Il new burlesque di “Tournee” si rivolge ad un pubblico che fatica a tirare la cinghia, che conta i soldi nella busta paga, che soffre per arrivare a fine mese, ma che, nonostante tutto e con dignità, non si cela dietro a tali e tante difficoltà. Amalric, il Mathieu di Francia, ci racconta dell’universo di amori, passioni, errori e famiglie con una forte dose d’inquietudine retrò, lasciando spazio al racconto di un viaggio itinerante, che parte dal business, ma vuole arrivare all’essenza dello spettacolo “da strada”. Numero dopo numero, le star americane di questo show edonista raccontano attraverso l’esegesi del corpo la loro stessa vita, cantano le esperienze da loro vissute sulla pelle (tatuata) di donne libere. E Joachim l’impresario le accompagna in un percorso artistico e umano nella provincia francese, ritratta come fredda e distaccata. Non c’è spazio per raccontarsi e spogliarsi col cuore nell’imprenditoria di successo, solo una corsa al quattrino e all’esteriorità dell’e(ste)tica. Come dicono le stesse interpreti “la malattia della nostra epoca è la necessità di perfezione del corpo, le donne sono le prime vittime, ma anche gli uomini ne sono colpiti”. La storia tossicchia narrando il tentativo di sopravvivenza del gruppo in piena tournee, l’Amalric regista non riesce ad evitare qualche passaggio a vuoto, pur regalando attimi di alto cinema, a partire dai titoli di testa, passando per il flirt solitario con una benzinaia in notturna. Dirty Martini e le altre “’si sono rivelate ottime attrici”, afferma, d’altronde le forme richieste per interpretare il ruolo erano quelle di attrici già burlesque per natura, che hanno recitato loro stesse, dando voce e fisico al proprio lavoro extra-filmico. Ma anche molto scenico, se vogliamo spezzare una lancia in loro favore, perché nella pellicola, pur non brillando nei dialoghi, la semplicità della messa in scena è disarmante quanto malinconicamente audace, di sicuro un pregio in un cinema spesso fatto di luci, suoni e colori privi di emozioni vere. Mentre qui l’anima soul urla con il suo protagonista tutto il bisogno di attenzioni, quel grido di aiuto che dovrebbe spettare a chiunque abbia il coraggio di mettersi in gioco e tentare di intraprendere la propria strada. Nudo o vestito fa poco la differenza.

SINOSSI: Il volto dell’impresario Joachim porta impresse su di sé mille storie. Viaggiando con un gruppo di bellissime spogliarelliste americane, tenta di fare ritorno sulle scene con un nuovo spettacolo di burlesque portandolo in giro per la Francia. Ma quando il tour inizia, Joachim deve fare appello a tutte le sue energie per ricevere un compenso adeguato, mantenere la sua ex moglie, fare felici i suoi figli e tenere d’occhio le ragazze, sempre più incontrollabili.

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