Universo disney: la bella & la bestia (2)

SECONDA PARTE DEL FOCUS SUL CAPOLAVORO DISNEY DEL 1991

…..E proprio quando la bella sembra spacciata ecco che la Bestia la trae in salvo, ferendosi pur di difenderla. Lui sa che non gli restano molte cartucce da sparare; sa che, per ora, la sua rosa è in pieno vigore ed ha una giovane fanciulla tra le mani che non può permettersi di perdere, pena la mostruosità e la morte. O la solitudine e il celibato, come preferite. Il matrimonio è protezione, salvezza, mutuo conforto da tutto ciò. La donna avverte di essere stata sottratta al pericolo e per tutta risposta sente di dover qualcosa al suo uomo. Quindi lo riporta nel “nido” e lo cura amorosamente.

Nella storia è passato… quanto? Un giorno? Nella vita vera passa qualche anno e quella che sembrava una convivenza impossibile diviene una scelta quotidiana di gentilezza e di incontri a metà strada. Sorvoliamo il felice battibecco sulla ricerca delle responsabilità che hanno portato alla rottura e andiamo al punto interessante: lei dice “grazie”, lui dice “prego”. La strada del dialogo è aperta. L’amore, quel sentimento fatto di lealtà, scelta esclusiva dell’altro, reciproco soccorso nel momento del bisogno può finalmente mettere le sue radici.

È un nuovo giorno. I due siedono finalmente a tavola insieme per un pasto più innocente: la colazione. Lui fa uno sforzo per lei, tenta di usare il cucchiaio; lei fa uno sforzo per lui, prende la scodella con le mani. Entrambi si sforzano di convivere e questo genera un cambiamento in ciascuno: Belle, per la prima volta, è vestita di rosa, colore femminile per antonomasia e la Bestia approccia timidamente con un uccellino. L’una inizia a percepire la propria femminilità, l’altro la capacità di ridimensionare la propria grettezza e lasciar emergere la parte più delicata di se.

Al di fuori di questo idillio matrimoniale, Gaston trama per ottenere l’unica donna che lo ha rifiutato: il piano è rinchiudere il padre di lei in manicomio e liberarlo solo in cambio della mano di Belle. Ancora una volta ritorna la gabbia, il padre tenuto nel limbo dove la fanciulla deve rientrare per poter essere moglie.

Torniamo al castello. L’invito a cena stavolta è concordato. Belle vi si presenta vestita di giallo. Forse la prima eroina disneyana in giallo (a parte Biancaneve che dello stesso colore aveva parte del vestito). Il giallo è, nel linguaggio dei fiori, il colore della gelosia, per altri è il verde; ma la nostra interpretazione ci confermerebbe che per la prima volta il principe inquadra questa creatura come sua, intoccabile, al di fuori della portata di chiunque altro. Lui stesso fa fatica a toccarla e a cingerle la vita per trascinarla nella danza ma stavolta è lei che lo incoraggia e gli insegna dove “mettere le mani”. I due si lanciano in un manege piuttosto indefinito, pare un walzer.

Un…due…tre…un….due…tre. Sullo sfondo del loro incontro una Mrs Bric materna canta un pezzo in quattro quarti, come la coppia fosse altrove. Il movimento appare distinto dal commento musicale, in realtà i due sembrano… soli. E certi riti, si sa, si celebrano da soli. La danza rappresenta l’unione dei due corpi che, a questo punto della storia, si sono fatti una promessa.

Proprio quando Belle ammette di cominciare a trovarsi a proprio agio nel castello e tutto sembra andare per il meglio, si accorge di sentire la mancanza del padre. Tramite lo specchio magico del principe, la finestra sul mondo, quel mondo esterno ormai proibito e dimenticato in virtù del tributo di fedeltà che scaturisce dalle nozze, la fanciulla vede l’immagine di un genitore malato, bisognoso di cure e, pur mantenendo fede alla promessa fatta, riceve in dono la libertà che le permetterà di non dover scegliere tra l’amore e la famiglia. Cos’è l’amore se non libertà? Questo è il momento in cui la vita a due arriva a maturazione, quando il coniuge non nega all’altro la possibilità di allontanarsi perché ormai sa che i due cuori si appartengono. Il possesso non serve più, il ricatto men che meno, la fiducia è l’unica risorsa. Anche stavolta Belle attraverserà il bosco agevolmente, forte dell’esperienza coniugale che rafforza e permette di sfilare incolume in mezzo a qualunque fiera.

Una volta tornata alla casa natale Belle deve sfidare il suo passato: Gaston, il vecchio pretendente, ha tramato ai danni di suo padre; messe a confronto le due figure maschili, la fanciulla, che appare di nuovo in azzurro a sottolineare il suo “passo indietro”, si rende conto che il vero pericolo, la vera bestia, alberga nel cuore di chi non sa amare che se stesso e realizza di provare un sentimento di tenerezza e di nostalgia per il principe che l’aveva imprigionata e che, pur di aspetto sgradevole, ha dalla sua la potenza della capacità d’amare. Questo manda su tutte le furie Gaston che realizza di aver un problema ben più grave del dover sperimentare l’intercessione paterna; in effetti, se vuole avere Belle, deve eliminare il “mostro” che l’ha, evidentemente, conquistata e trascina il popolo in una sanguinosa caccia all’uomo. E chi è il popolo se non la superficialità che uccide i sentimenti? Quante persone nell’arco di una vita insieme, minacciano un’unione! Amici, parenti, vicini, potenziali amanti, sono, talvolta, demoni che mirano a far vacillare un legame già difficile da tenere in equilibrio.

Ma Belle sarà più forte, rispetterà il giuramento, precederà il nemico, tornerà a casa, la sua nuova, definitiva casa dove ad attenderla c’è un mondo di affetti e di forze magiche che sconfiggerà gli intrusi. Gaston muore accidentalmente, come spesso accade. Un dubbio, un’incertezza sul passato, su quello che sarebbe stato, svanisce nella luce sacrale del vincolo.

La Bestia ne esce ferita, Belle è al suo capezzale. La morte sopraggiunge improvvisa, così come l’amore. Eros e Thanatos. Quando il principe esala l’ultimo respiro, Belle gli grida il suo amore. Quando ci rendiamo conto di non poter vivere senza la nostra metà, quando siamo disposti a stargli accanto anche in malattia (è così che recita, ad esempio, il giuramento cattolico: “in salute e in malattia”) e in povertà è allora che l’unione ha funzionato, a prescindere dal rito religioso che l’ha celebrata. La morte, allora, non esiste più. L’incantesimo si rompe, quella che sembrava un’austera prigione diviene una nuvola d’oro. Quando si ama, anche una Bestia ferita può risorgere a nuova vita con le sembianze di un principe e quello che sembrava un impegno sacrificale diviene un lieto fine. Con la bella di bianco vestita.

di Simone Leonardi

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