IL DIVO PACINO ALLE PRESE CON UN RUOLO CONROVERSO PER LA TV
Al Pacino, in questo film realizzato per il canale televisivo HBO, interpreta Jack Kevorkian, un uomo di origini armene che all’inizio degli anni ’90 è stato al centro di una polemica che riguarda argomenti tutt’ora attualissimi. Kevorkian (tutt’ora in vita) è un’artista che ama suonare il flauto e dipingere quadri con teste mozzate, scheletri e quant’altro. Lo chiamavano Dr. Morte, un appellativo che sarebbe calzato a pennello a uno scienziato dei campi di concentramento nazisti. In verità il nome è indirizzato alle attività che questo personaggio praticava con una certa maestria: portare al trapasso malati terminali, ormai stanchi di soffrire e decisi a morire con dignità. Eutanasia. Un argomento che ancora adesso fa rabbrividire i più e di cui non si puo’ parlare con indifferenza. Kevorkian ha esaudito gli ultimi –e fatali- desideri di più di 100 pazienti. E l’America puritana non è rimasta a guardare.
Il ritorno alla regia di Barry Levinson dopo il modesto Disastro a Hollywood è notevole, anche se non riesce a liberarsi di quel didascalismo tipico di certe sue pellicole, come Rain Man. Anche la sceneggiatura non riesce a graffiare come dovrebbe, ma You don’t know Jack è principalmente un Film –perché di televisivo c’è poco- d’attori. Quando hai dei mostri sacri come Al Pacino e Susan Sarandon e dei grandi comprimari come John Goodman e Danny Huston (con un taglio di capelli raccapricciante), c’è poco da lamentarsi sul versante della recitazione. In più Pacino, la cui stella negli ultimi anni si stava un po’ appannando negli ultimi tempi, qui offre una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni, giustamente premiata col Golden Globe: era dai tempi di Insomnia che non lo si vedeva così in parte. Medico eccentrico, artista macabro, fratello affezionato, imputato soggetto a scatti d’ira: Pacino riesce a trasformarsi a livello fisico e psichico tanto che non riusciamo più a riconoscere la star di Serpico e Scarface e assistiamo alla nascita di un nuovo personaggio memorabile, basso, magro e con degli occhiali enormi, ma non tanto inerte come sembrerebbe. Pur cone le sue due ore abbondanti, il film non annoia e offre dei momenti brillanti come ad esempio quando Kevorkian passa in mezzo a dei fanatici religiosi che gli fanno delle domande sulla religione e lui dice che il suo unico Dio è Johann Sebastian Bach. You don’t know Jack farà la gioia dei fan di Pacino, ma è un peccato che la produzione non abbia deciso di distribuire questo film nei cinema, relegandolo solo al piccolo schermo.