FATTO SALVO PER IL TONO INGENUO, IL FILM RACCONTA CON TATTO UNA STORIA IMPORTANTE
Confrontarsi con un classico della letteratura italiana come “I Malavoglia” non è mai semplice, soprattutto se lo si vuole trasportare ai giorni nostri rimodernando i personaggi, ma mantenendo lo spirito del romanzo perfettamente intatto. Eppure il regista Pasquale Scimeca ci riesce abbastanza bene, trasportando l’azione dal catanese all’entroterra siracusano.
Ovviamente nessuno vuole paragonare questa pellicola al capolavoro verghiano, pur mantenendo con l’illustre scrittore dei punti di contatto molto forti. Il naturalismo delle pagine di Verga sembra addirittura rafforzato, affidandosi (finalmente) ad un siciliano puro, non italianizzato come invece succede nei serial e nelle soap televisive. Presentato nella sezione Orizzonti al 67esimo Festival Internazionale del cinema di Venezia, “I Malavoglia” di Scimeca conserva intatta la storia del romanzo: la barca Pruvirenzia (Provvidenza) affonda durante una tempesta e i Malavoglia si trovano a dover fare i conti con i debiti.
Ma lo scopo principale del regista non è tanto raccontare, quanto scavare a fondo nella psicologia dei suoi protagonisti, riuscendoci anche abbastanza bene.
Certo i problemi che i ragazzi e la famiglia devono affrontare sono molto diversi rispetto a quelli di fine Ottocento. ‘Ntoni, interpretato magistralmente da Antonio Ciurca (che ritorna a lavorare con Scimeca dopo “Rosso Malpelo”), è un ragazzo siciliano che va al lavorare al Nord, appassionato dimusica e con il sogno di diventare un famoso deejay.
Sono proprio questi piccoli sogni da reality televisivo a spingere i personaggi ad agire: il benessere da pubblicità è l’eldorado che questi Malavoglia 2010 desidererebbero raggiungere. Le colpe delle sventure, infatti, non si possono più attribuire al destino ma sono tutte addossate alla nostra società moderna. La narrazione procede in modo spedito, fluido, accattivando lo spettatore e non deludendo mai le sue aspettative.
Colpi di scena non mancano durante i 90 minuti di pellicola, anche se il finale dolce è un po’ ingenuo e scontato. La colonna sonora è uno dei punti di forza della pellicola e la canzone “Proverbi” suonata nell’epilogo finale ha le carte in regola per diventare un cult (e in terra di Sicilia lo diverrà sicuramente).