Presentazione stampa di rasputin

IN CONFERENZA IL REGISTA PARLA APERTAMENTE DEL SUO PROGETTO STORICO-SOCIALE

Qualcosa si sta smuovendo, facendo breccia nell’impenetrabile mondo della dramedy italiana, settore in cui i due generi sono indistinguibili tra un riso e una lacrima. Il regista Louis Nero ha da poco lanciato un film controverso, prodotto dalla società indipendente L’Altrofilm, un viaggio nell’oscura storia della Russia di fine secolo: “Rasputin”.

Lo ascoltiamo, mentre comincia a riflettere sulla genesi della storia messa in scena. “Si tratta di un film sul mondo della pittura, russa ma non solo, e sul cinema. Molti attori rivestono figure plastiche che provengono da Rembrandt e altri importanti pittori. Quello che era importante per me era di creare una parte estetica che potesse andare in parallelo con la narrazione. Rasputin qui è diverso dal personaggio tramandato dalla storia esperto di occultismo. A 33 anni si fa chiamare Novoj, ‘uomo nuovo’, perché c’è un cambiamento che avviene nel suo percorso: da peccatore che attira continui scandali su di sé diventa un uomo che cerca di resistere alle tentazioni. Nel film abbiamo inoltre parlato delle persone che stavano intorno a lui e spiega la sua storia e quella russa in generale.

LE MUSICHE E IL SONORO

Luis Nero: Parlando di Teho Teardo, ha composto una musica completamente slegata dal contesto russo dell’epoca. Bisognava creare un legame con le ambientazioni, come era successo con il mio precedente film La rabbia. Teho sa sempre realizzare fantastiche musiche d’atmosfere, qualcosa che si confonde col film: un elemento diegetico che aiuta a vivere meglio l’ambiente rappresentato. Doveva realizzare una musica del ricordo che sollecitasse lo spettatore a entrare in questo stato di oblio. La musica deve sempre stare dentro. … L’ operazione sul sonoro era la parte più lunga sicuramente: abbiamo fatto un Lavoro di concerto tra me, Teho e il mixatore. Era importante per noi il fatto che diventasse un film avvolgente.

DISTRIBUZIONE E CINEMA ITALIANO

Luis: Bisogna arrivare a tutte le persone, ma il film in Italia uscirà in 20 copie. La soddisfazione viene più dal pubblico internazionale. Al festival di Los Angeles ha avuto un’accoglienza calorosa e dopo poche ore mi era arrivata la mail del compratore.

MODELLI CINEMATOGRAFICI

Luis: Intanto Greenaway per forza. Lo considero uno dei più grandi registi a livello estetico vivente. Ci sono tanti registi che mi hanno ispirato. Qui c’è un tentativo diverso rispetto a Greenaway, rispetto a “Golem” che era molto preso dal regista inglese. Qui c’è un tentativo di raccontare più situazioni nello stesso momento: Greenaway è invece solo pittore e gli interessa solo l’estetica. Io invece volevo usare qualcosa di simile alla video arte per la narrazione.

RASPUTIN, IL PERSONAGGIO STORICO

Luis: Volevo focalizzare l’individualità di Rasputin: lui è il nemico di se stesso. Lui non faceva parte di un gruppo, rappresentava sempre se stesso. Ma il potere è il nemico. Non volevo fare un’analisi storica della Russia: volevo approfondire il rapporto degli individui con la Russia. Rasputin è sempre stato rappresentato come un cattivo: ma da dove le hanno prese certe associazioni? Volevo dare una lettura differente, leggere in mezzo alle righe. Proviamo ad analizzare tutto ciò che è stato detto su di lui. Forse sono la persona sbagliata ad analizzare la storia russa. L’apertura dei diari di Rasputin illuminerà nuovi aspetti della sua vita. Potrebbe mettere in dubbio una realtà questo film. Lui conosceva il Simbolismo dietro il Cristo e lo seguiva. La gente non capiva questo percorso, ma alcuni potevano intuirlo. Era un burbero, faceva le passeggiate nella Siberia nudo: un tipo da riscoprire, anche se non indagato in odore di santità. (Ride)

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