Sorelle mai: recensione film

SPERIMENTALE NON È SINONIMO DI GIOVANILE, BELLOCCHIO SHOW!

È stato accolto un po’ freddamente dal pubblico il nuovo lavoro di Marco Bellocchio, considerato a livello europeo (se non mondiale) uno dei pochi maestri ancora in vita del cinema italiano. Ed è un peccato, perché se “Sorelle Mai” non ha lo spessore storico di “Vincere” o la visionarietà di “L’ora di religione” è comunque un lavoro personale e emozionante che si caratterizza come il miglior film italiano visto in questi primi mesi dell’anno.

La pellicola narra le vicende di una famiglia di Biobbio in poco meno di 10 anni con un certo attaccamento e una notevole sincerità: non a caso nel cast ci sono familiari dello stesso regista, tra cui il bravo Pier Giorgio Bellocchio, e certi suoi attori-feticcio come il sottovalutato Gianni Schicchi. Il film è stato girato con l’aiuto di giovani ragazzi che hanno fatto parte del progetto “Farecinema” un’iniziativa del regista ‘biobbiano’ per cercare nuove leve del futuro cinema italiano.

Il film girato con un digitale sporco e nei primi momenti quasi fastidioso segue scene di vita quotidiana intervallate in qualche momento da sprazzi onirici e magici che talvolta fanno parte del cinema di Bellocchio; in ogni caso tra dialoghi esistenziali e incontri con vecchie fiamme il film appassiona per quasi tutta la sua durata. Si ha qualche calo soprattutto per quanto riguarda l’episodio con Alba Rohrwacher – professoressa di latino che tra l’altro non si capisce che legame abbia con la famiglia protagonista.

In ogni caso si tratta di un film sperimentale, per niente pretenzioso, che vuol dirci quanto sia ancora giovane la creatività di un regista come Marco Bellocchio. Molto più giovane di altri suoi colleghi quaranta-cinquantenni…consigliato!

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