CONTAGION: VIRUS LETALE E ISTERIA, ECCO IL NUOVO SODERBERGH
La variabile R con zero indica il livello di diffusione del virus. Tanto più è alto il suo coefficiente, maggiori solo le possibilità che la malattia diventi una minaccia globale, inalando nella popolazione mondiale paura e panico.
E’ una crudele e fredda analisi delle ansie e degli istinti primordiali di sopravvivenza, quella che ci propone Soderbergh in Contagion.
Attraverso le storie congiunte di diversi esseri umani, ci racconta genesi ed evoluzione di un nemico invisibile ma altrettanto letale, un nuovo ceppo di una malattia mortale che si diffonde con il semplice contatto.
Dal Giappone agli Stati Uniti d’America: basta un semplice viaggio in aereo per esportare la malattia ai due estremi della terra. La morte arriva nei soggetti contagiati dopo circa 48 ore e al momento non sembra esserci una cura. Si scatena così il panico di massa, con le pharmacy prese di mira e saccheggiate dalla gente comune in cerca di quel medicinale che forse potrebbe curarli.
Soderbergh porta sul grande schermo una storia forse irrealistica, ma la condisce con ingredienti già utilizzati in passato. Le grandi cause farmaceutiche sono le vere protagoniste della vicenda. Si dichiarano impegnate a ricercare nei loro moderni laboratori una cura, ma allo steso tempo, secondo la più dietrologa delle ipotesi, sono accusate di cospirazione nel vendere l’antidoto e fare soldi a palate. A denunciarle ci pensa un blogger indipendente, interpretato da Jude law, che sul suo blog accusa i potenti di queste grandi multinazionali di speculare sulla salute altrui. Egli stesso godrà però, pur se di riflesso, di una grande popolarità in seguito all’epidemia. E la sua crociata non è poi così senza scheletri nell’armadio.
Non tutto però è così sporco come in superficie. Per fortuna ci sono ancora uomini e donne che lottano e agiscono per salvare gli altri. Persone che di fronte al lutto riescono ad andare avanti e a lottare per far si che il male non i ripresenti più nelle loro vite.
Senza troppi fronzoli Soderbergh ci racconta la morte ed il dolore con estremo cinismo.
Un lunga rincorsa contro il tempo per salvare la razza umana nella quale emergono, come di consueto, gli ideali migliori e gli uomini valorosi. Peccato soltanto per questa deriva buonista nel finale. Forse unico elemento veramente critico in questo lavoro assolutamente godibile e prezioso dal punto di vista registico, che ci fa desiderare di uscire dalla sala soltanto per andare a lavare le mani e spazzar via i batteri residui.