PICCOLA DELUSIONE PER IL MODO IN CUI SI AFFRONTA UN CLASSICO
Andrea Arnold dopo l’exploit del suo “Fish Tank”, da noi passato inosservato, decide di darsi alla grande letteratura e offre una visione personale del classico di Emily Bronte “Cime tempestose”. Il classico che bisognerebbe studiare a scuola per letteratura inglese non è tanto conosciuto come molti pensano: difatti ho affrontato la visione della pellicola in questione non sapendo quasi nulla della storia e, sorprendentemente, senza alcun coinvolgimento emotivo.
Chiunque difatti si aspetterebbe un classico film in costume stile “Orgoglio e pregiudizio” con una colonna sonora dal tono Classico e scenografie fastose, mentre invece la Arnold vuole dare una visione sporca della storia sentimentale tra Heathcliff e Catherine: vengono usate scelte stilistiche estreme per un film del genere, come macchina a mano, assenza totale di musica (tranne che nel finale) e scelta di girare il film in formato ridotto ovvero in 4:3, tralasciando in gran parte i bellissimi paesaggi che la campagna inglese offre. Ma i problemi sono altri. Se la confezione è notevole e gli attori sono abbastanza in parte è l’elemento empatico a mancare. Fin dal primo momento ne capitano di tutte i colori ai protagonisti, ma non c’è modo di appassionarsi a questo freddo e calcolato esercizio di stile, dove si alternano malamente scene in cui non accade nulla, ad altre in cui invece sembra esserci troppo. E’ più che probabile che la regista abituata ai paesaggi metropolitani delle sue precedenti pellicole si sia trovata a cattivo agio in una produzione del genere, cercando di restituire il grande respiro dei capolavori in costume di Jane Campion (invano) e poco altro. “Wuthering Heights” dunque sa di occasione mancata, anche perché le nuove generazioni avrebbero bisogno di un adattamento del classico degno di questo nome in modo da iniziare a scoprire qualcosa della grande letteratura di un tempo. Attendiamo “Jane Eyre”, tratto dal romanzo di Charlotte Bronte, con Mia Wasikowska e Michael Fassbender in attesa di vedere qualcosa di più dignitoso.