LA REDAZIONE SI METTE A CONFRONTO SULL’ULTIMO CRONENBERG
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Zurigo e Vienna sono lo scenario di una torbida storia di avvincenti scoperte in nuovi territori della sessualità e dell’intelletto. Ispirato a fatti realmente accaduti, A Dangerous Method getta lo sguardo sulla turbolenta relazione fra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, il suo mentore Sigmund Freud e Sabina Spielrein, la bella e tormentata giovane donna che viene a interporsi tra loro. Nell’intreccio è coinvolto anche Otto Gross, un paziente incline alla depravazione e determinato a spingersi ben oltre i confini della morale comune. In questa esplorazione della sensualità, l’ambizione e l’inganno preparano la scena per il momento cruciale in cui Jung, Freud e Sabina si incontrano e si separano, cambiando per sempre il corso del pensiero moderno.
1-QUALE TIPO DI PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE?
2-MANTIENE LO STILE CINEMATOGRAFICO DEL REGISTA?
3-LO CONSIGLIERESTI MAI?
1. FRANCESCA VENNARUCCI: Quelli a cui piace il lavoro di Cronenberg, un cinema che va oltre il tema del metodo psicoanalitico, mettendo a confronto due tipologie di visione della vita completamente differente, trattando argomenti come la sessualità, la morale all’interno della società, le reazioni dell’uomo in determinati contesti e le motivazioni di determinati atteggiamenti e comportamenti.
1. SIMONE BRACCI: Un pubblico veramente guarnito di fedelissimi. Anche se il Cronenberg moderno dista moltissimo da quello che si è reso famoso nel mondo, qui impacciato tra dramma storico e psicanalisi spicciola.
2. FV: A “Dangerous Method” è un film interessante che però può lasciare dei dubbi dopo la visione. Non convince la recitazione della Knightley, al contrario di un irriconoscibile Fassenberg che interpreta Jung, e dell’ironico Viggo Mortensen nei panni di Freud.
2. SB: A mio giudizio siamo lontani anni luce dal suo lavoro sull’antropomorfosi cinematografica, lento, scialbo, noioso, praticamente un cinema che scava nel passato e trova solo parole senza pathos.
3. FV: L’innamoramento e la relazione tra Jung e la sua paziente diventa quindi solo un pretesto per aumentare la tensione tra i due studiosi, e alimentare la linfa dei loro discorsi e discussioni cortesi e non. Una pellicola che non delude ma che non lascia neanche entusiasti. Lasciamo come sempre a voi la decisione di vederla o meno, per questa volta senza invogliare, ma senza neanche sconsigliarne la visione.
3. SB: Il mio commento è negativo in tutti i sensi, a meno che non soffriate di insonnia.
SCRITTO DA SIMONE BRACCI E…