IN ARRIVO NELLE SALE IL QUINTO CAPITOLO DELLA SAGA HORROR
È difficile regalare qualcosa di nuovo quando ti trovi a scrivere il quinto capitolo di un film. I guizzi geniali sono stati tutti utilizzati, hai sperimentato e descritto un’enorme gamma di personaggi e hai esaurito le idee.
Final Destination però non sembra soffrire troppo del suo declino. Probabilmente perchè gli autori non hanno mai cambiato la sceneggiatura, seguendo sempre lo stesso procedimento ormai ben oliato. Il risultato è di duplice lettura.
Se siete in vena di qualcosa di nuovo, che vi getti in un tunnel di emozioni mai provate, vi disorienti senza che possiate capire come andrà a finire con facilità, allora è meglio lasciar perdere e scegliere un’altra pellicola.
La trama è sempre la stessa, un gruppo di persone sopravvive ad un terribile incidente e cambia il proprio destino, opzione non contemplata dalla Morte che li ucciderà uno dopo l’altro…
Possono cambiare i personaggi, l’incidente, in questo caso un ponte che crolla, e le modalità, ma Final Destination non varierà mai, immutabile e sicuro come un faro nell’oceano dei film horror. Se lo accettate per quello che è, o siete fin da sempre amanti del genere, allora le vostre reazioni saranno sicuramente diverse.
Si nota fin da subito il tratto distintivo del film, la creatività delle morti. Sicuro gli autori, obbligati a seguire gli stessi binari, sfogano la loro creatività nella descrizione degli incidenti mortali con cui la Morte si riprende i ribelli sopravvissuti. Sono sicura che si divertono molto a costruire ogni volta un puzzle diverso e incredibile, tragico e con una vena sadica degna dei migliori splatter.
Persino i più scettici osserveranno con una diffidenza nuova gli oggetti che li circondano nella vita di tutti i giorni, trasformati nel film in strumenti mortali, con effetti amplificati dalla scelta del 3D, che rende ogni scena più vivida, forse troppo per uno stomaco non abituato.
Tra tutti i vari espedienti il più apprezzato è stato il primo, che riesce ad essere allo stesso tempo una scena inedita e la parodia di se stessa, con un dilatarsi dell’azione che aumenta terribilmente la tensione, costringendoti quasi a pregare che il malcapitato di turno muoia velocemente, per poter andare avanti con la narrazione.
Perchè nonostante la storia sia sempre la stessa, il film riesce a mantenere una certa inquietudine di fondo.
Potrebbe sembrare un paradosso, visto che si sa già tutto, ma questo è anche la forza della pellicola.
Sappiamo come andrà a finire, sappiamo esattamente chi morirà e quando, e questa consapevolezza invece di tranquillizzare ti riempie d’ansia, perchè potrebbe accadere da un momento a l’altro e ogni volta che la telecamera inquadra la vittima prescelta potrebbe anche essere l’ultima…
A somme tirate il risultato è ambiguo. Non regala niente di nuovo ad esclusione di alcuni colpi di scena che si risolvono in buchi d’acqua e un finale che sarà apprezzato solo dai veri fan della saga, ma se si accetta il gioco e le aspettative non sono alte, potreste trovarlo godibile.