APPASSIONATO, TRASH E SFACCIATAMENTE IRONICO: UN BEL COLPO
Non tutti i figli di Dio sono stati scelti, ma allora come si diventa eroi? “Super” fa discutere non tanto per quello che racconta, ma per quello che potrebbe diventare: un manifesto. Non di quelli appesi ai muri abusivamente, ma un vero e proprio inno alla ribellione violenta, che il regista pone sottoforma di slogan satirico e socio/politicamente stra-scorretto.
Un uomo comune, sfigato e debole, si trasforma in pastore contro la tirannia degli uomini malvagi. E diventa Saetta Purpurea, uno schizzato difensore del bene che fa della violenza e di una morale distorta l’unico scopo di una vita fallimentare. Insieme ad un indemoniata compagna, andrà a “salvare” la bella Sarah, caduta nelle grinfie del criminale Jock.
Come cantava Springsteen, rialzarsi dopo una sconfitta fa sempre male, ma fare male al prossimo armati di chiave inglese è prerogativa solo di chi ha una rabbia feroce, un ordigno letale pronto a detonare. Messo sotto forma di commedia splatter, il film omaggia il buon cinema indipendente, trasformando un semplice film-fumetto in un’opera intelligente di denuncia contro i moralismi di bassa lega e l’uso ipocrita del proprio autocontrollo.
Servita in salsa finto perbenista, la morale spicciola venduta da una sapiente voce off, l’opera di James Gunn travalica ogni filone cinematografico conosciuto, pur restando lontano dalla vampata cult di “Kick Ass”, ma proponendo una versione perdente e sardonica del tizio qualunque, disposto a “colpire duro” per far sparire i soprusi che lo circondano: attento crimine!
E per criminali intendiamo chiunque osi sfidare le regole della convivenza civile, perché laddove l’uomo non può intervenire, laddove la diritta via sia smarrita, solo una maschera casereccia e vendicativa potrà portare rigore e luce. Demenziale, osceno, violento, trash, apocrifo e sfacciatamente divertente, “Super” è tale perché supera ogni regola proposta finora da un plot cinematografico, portando alle estreme conseguenze il nostro ordine morale: quel quotidiano e benedetto ingoio di bile che ci accompagna nella vita. Fino al momento dell’inevitabile esplosione, che riporta ordine nel mondo e rivela il suo super(bo) Manifesto di speranza.