FILM FRANCESE CANDIDATO AI PROSSIMI OSCAR
Il selezionato francese ai prossimi Oscar diretto e interpretata dalla neo-star Valerie Donzelli emoziona e convince, nonostante alcune pecche. Siamo in una discoteca. Un ragazzo e una ragazza si guardano con una certa insistenza nonostante siano ai lati opposti del locale. Il ragazzo decide di avvicinarsi, affascinato e incuriosito da quegli occhi spavaldi e affascinanti.
“Ciao. Mi chiamo Romeo.”
“Cos’è? Uno Scherzo?!”
“Perché, scusa?”
“Perché io mi chiamo Juliette”
“Quindi vorrà dire che una grande tragedia ci attenderà”
“Non saprei…”
E qui scatta il bacio. Non si vedono tanti inizi come questo nel cinema romantico contemporaneo. Ma questa non è una ‘love story’. “La guerre est declarée” è in parte un dramma familiare, un film d’avventura, un musical, una tragedia moderna. Ma è prima di tutto un racconto personale: la giovane regista e attrice Valerie Donzelli infatti ci parla del trauma che ha sconvolto la sua famiglia nei suoi ultimi otto anni, ovvero la malattia del figlio che ha lasciato tutti i suoi parenti nello sconvolgimento più totale. Partiamo quindi dall’idillio iniziale con la coppia che gira per Parigi per consumare lunghi baci alla luce del sole estivo nel giardino di Tuileries o per fare lunghe passeggiate in bici nel Quartiere Latino o a Belleville. Poi nasce il piccolo Adam che già dai primi mesi di vita presenta strani sintomi: vomita spesso e ha una leggera flessione del labbro nella parte sinistra del viso. Piccole cose che preoccupano i genitori, ma la risposta a questi sintomi è molto più drammatica di quanto si possa immaginare: Adam ha un tumore al cervello. I genitori per un lungo periodo abbandoneranno le loro relazioni sociali e il lavoro per stare vicino al loro figlio, ancora troppo piccolo per capire quello che gli sta succedendo, e sostenerlo con un sorriso e momenti di gioco per aiutarlo in questa situazione particolarmente difficile.
C’erano già stati vari film su gravi malattie che colpivano bambini –come “L’olio di Lorenzo” con Nick Nolte e Susan Sarandon -, ma nessuno aveva approfondito il tema con questa varietà di stili. Forse qualcuno puo’ ribattere che c’è troppa musica oppure puo’ essere infastidito dall’eccessiva vicinanza tra una scena leggera e un’altra di ben altro spessore, come il montaggio in cui tutti i parenti vengono avvisati della notizia, che darà sicuramente qualche scossa emotiva anche al più insensibile degli spettatori. Ma la Donzelli, reduce già da tre film non particolarmente stimati in patria, riesce a sfruttare tutta la sua sensibilità artistica e la sua cinefilia in un’opera che poteva sfiorare il patetismo e che invece sa essere delicata e a tratti anche colta: impossibile non vedere rimandi a Truffaut e a Godard nell’utilizzo di diverse voci fuori campo che arricchiscono quello che stiamo vedendo, aggiungendo una certa poesia a sequenze apparentemente semplici, come un trasloco o la costruzione della camera di Adam. Ci sono tuttavia alcune pecche: non sappiamo niente del lavoro dei due protagonisti e quindi della loro situazione economica. Visto che questa è la loro storia, sarebbe stato interessante come un evento del genere si sia ripercosso sulla loro esperienza di attori o comunque di gente che lavora nel cinema. E, come spesso accade, i personaggi dei ‘nonni’ sono trattati in modo un po’ frettoloso, sfiorando la macchietta.
Detto questo non ci si puo’ lamentare troppo. Certo probabilmente l’ultima fatica di Gus Van Sant, quel “Restless – L’amore che resta” che in pochi hanno visto, era più toccante e trattava l’argomento della malattia con più sensibilità, ma comunque “La guerre est declarée” convince e consacra la Donzelli come cineasta da tenere d’occhio. Inoltre il suo film è stato scelto come candidato francese al Miglior Film Straniero per i prossimi Oscar. Chissà se questa puo’ essere la volta buona per i transalpini, visto che l’ultimo premio ricevuto in questa categoria risale al 1993, ben quattro anni prima del nostro ultimo trionfo. Come si dice in Francia “On verra” (Si vedrà).