NEL QUADRO AMPIO DELLE RASSEGNE ITALIANE SPICCA “AGENDER”
Agender è un festival internazionale dedicato al cinema queer e alle arti future, un focus su generi, orientamenti sessuali e corpi, attraversati e raccontati da linguaggi differenti quali cinema, teoria, musica, arte contemporanea, in una visione poliedrica e di ricerca.
Nato da una costola del Tekfestival (2002-2010), Agender debutta come rassegna LGBTI e Queer indipendente: proiezioni, incontri con registi/e e attori/e, performance, presentazioni di libri e happening musicali per aprire il concetto di uguaglianza al rispetto delle differenze, per stimolare l’emancipazione delle diversità, per esplorare le identità non necessariamente sulla base della “norma”. Tre giorni di narrazioni su orizzonti presenti e futuri di culture, economie, politiche e socialità; in poche parole di ciò che, contrariamente all’espressione impropria di “minoranze di genere”, mediante proposte culturali specifiche ha contribuito negli ultimi anni a rinnovare il panorama culturale di Roma, aprendo la città al cosmopolitismo e al confronto con la produzione mondiale. Al fine di restituire una visione a 360 gradi di tale immaginario culturale, Agender si articola in alcuni appuntamenti collaterali alla sezione cinematografica, quali Agender Theory, Agender Arts, Agender Party e Agender Off.
Agender Movie. Film, corti e documentari italiani e stranieri, alcuni a produzione indipendente altri provenienti dal circuito dei più importanti festival internazionali sono al centro della selezione cinematografica di Agender. Venerdì 9 inaugurano la rassegna le prime produzioni italiane in programma: No Gravity di Silvia Casalino (film sul ruolo delle donne astronaute nell’ingegneria aerospaziale, chiamando in causa le teorie cyberfemministe di Donna Haraway e la prima donna astronauta Claudie Haigneré) e Abbiamo un problema di Canecapovolto (documentario sulla costruzione in Sicilia del “nemico omosessuale” realizzato con un’architettura cut-up sonora e visiva).
Alle 22,50 si prosegue con l’anteprima romana del film vincitore al Festival MixMilano 2011 80EUGEAN di Jon Garaño e José María Goenaga, narrazione sottile e setosa su uno dei temi più complessi della cultura lesbica: il rapporto d’amore tra due donne anziane.
Sabato 10 è la volta della seconda produzione italiana in rassegna: Essere Lucy della regista Gabriella Romano, film di “resistenza” sull’esperienza della transessualità nel campo di concentramento nazista di Dachau.
A seguire il documentario Fake Orgasm di Jo Sol sulla costruzione sociale dei generi attraverso un ironico percorso che dalla falsificazione dell’orgasmo porta alla teoria queer. Sarà presente in sala Lazlo Pearlman, protagonista del documentario e ospite d’eccezione della serata.
Si prosegue alle 22,50 con il film Romeos di Sabine Bernardi, in cui la regista tedesca indaga sul rapporto tra culture giovanili tedesche, etnie e transessualismo female to male.
Si riprende domenica 11 con un’altra storia di amore complessa, struggente e avvincente, quella tra Genesis Breyer P. Orridge (ovvero l’ultimo fuorilegge del XX secolo, fondatore dei Throbbing Gristle, Psychic Tv e del movimento industrial) e Lady Jaye raccontata nel film di Marie Losier The ballad of Genesis and Lady Jaye: esperienza pandrogina tra i due amanti che, come ultimo atto d’amore, si sottopongono a un intervento di chirurgia estetica per arrivare all’uguaglianza dei loro corpi e creare un terzo essere, diventando loro stessi uno e molteplice.
Dopo Cockettes, il nuovo film di David Weissman e Bill Weber, We were here ci riporta al periodo del contagio da Hiv nella storica comunità di San Francisco, esplorando il ruolo della sessualità, della politica, della società, dell’auto-organizzazione e della comunità lesbica tra devastazione del nuovo male ed eroismo umano, proponendo materiali di repertorio preziosissimi.
In occasione della recente scomparsa del regista underground George Kuchar, la rassegna si conclude con un omaggio all’epopea visionaria dei gemelli-registi Kuchar – padri del filone trash e camp, nonché ispiratori della cinematografia di John Waters – con la proiezione del documentario It came from Kuchar di Jennifer M. Kroot.