DIVERSO E INSOLITO, SCORSESE FA CENTRO SOLO NELLA PRIMA PARTE
Proprio l’altro giorno, a una cena tra amici, si discuteva del bisogno di certi autori di dedicarsi al cinema per bambini: era successo a Cuaron per il terzo Harry Potter e a Polanski per l’adattamento del classico Oliver Twist. Non si tratta di una tappa necessaria nella carriera di un regista affermato, ma una decisione ‘forzata’ per accattivarsi un nuovo pubblico e allargare il proprio target. Non sorprende per questo la scelta di Scorsese di dirigere una fiaba vecchio stile che strizza l’occhio a Burton e all’opera letteraria di Dickens. Lui, a differenza di altri grandi registi come De Palma e Coppola, nel mercato vuole restare.
Hugo Cabret è un orfano che vive nel retro di una delle più grandi stazioni di Parigi. Con occhio attento segue il via vai di gente continuo e la vita quotidiana di goffi negozianti, attraenti fioraie e poliziotti sadici da cui tocca guardarsi le spalle ogni tanto. Tra tutti, il piccolo Hugo entra in contatto con il misterioso Papà George, illusionista che gestisce un negozio di giocattoli poco frequentato e sua nipote Elizabeth: dopo i primi conflitti i tre inizieranno a conoscersi e per George, che di cognome fa Méliès, sarà l’occasione di riportare a galla il proprio glorioso passato.
All’inizio chi conosce Parigi, rimarrà infastidito dall’immagine stereotipata e all’acqua di rose che Scorsese offre della magnifica Ville Lumiere al massimo del suo splendore, negli anni ’20: un eccessivo uso degli effetti speciali e degli stereotipi sui parigini -che potevano andare bene nell’ultimo di Allen, visto che il protagonista era un turista sognatore, ma non qui- sembra l’impronta di un regista un po’ inesperto piuttosto che di un maestro affermato della settima arte. Poi man mano che la storia va’ avanti si rimane incantati dall’interpretazione di Ben Kingsley nei panni del mago Méliès e dalla sua storia di cineasta dimenticato, nonostante i suoi prodigi nell’utilizzo dei primi effetti speciali.
L’interesse di Scorsese sembra dunque andare più per questo personaggio e nel lungo flashback a metà del film, in cui vediamo l’illusionista cineasta al lavoro, quasi una lettera d’amore al cinema di un tempo, emozionante e visivamente spettacolare. La storia principale non risulta invece nelle corde dell’autore di Taxi driver ed è per questo poco ispirata e fiacca, nonostante gli sforzi di ottimi caratteristi come Emily Mortimer e Michael Stuhlbarg (A Serious Man) e il cameo di Christopher Lee.
Insomma con Hugo Cabret Scorsese realizza due film in uno, di cui solo uno è pienamente riuscito e occupa poco meno di metà del film. Forse è tempo di tornare a raccontare di mafia, come ai vecchi (e Grandi) tempi.
Uscita Cinema: 3/02/2012
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: John Logan, basata sul libro “The Invention of Hugo Cabret” di Brian Selznick
Attori: Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Ray Winstone, Jude Law
FOTOGRAFIA: Robert Richardson
MONTAGGIO: Thelma Schoonmaker
MUSICHE: Howard Shore
PRODUZIONE: GK Films
DISTRIBUZIONE: 01 Distibution
PAESE: USA 2011
GENERE: Avventura, Fantastico
FORMATO: Colore 3D