ROBERT SIODMAK CI REGALA UNA PERLA DI MAESTRIA TECNICA
Questa pellicola è ciò che viene comunemente chiamato “un classico”. È in bianco e nero, del 1945 ed è un magnifico ed inquietante thriller. Robert Siodmak diresse questo film nel periodo in cui Alfred Hitchcok regnava come unico e assoluto imperatore del brivido. Nonostante le molte affinità con alcuni film del maestro, “La scala a chiocciola” si distingue per modernità, script e montaggio eccellenti.
Tratto dal romanzo “Some must watch” di Ethel Lina White, è ambientato nel New England nel 1906 e racconta di uno psicopatico che uccide donne con menomazioni fisiche. Una giovane governante muta, Helen, ha ragione di temere per la propria vita. Sola, nella casa del professor Warren, con un’enorme ed imponente scala a chiocciola.
Ciò che Helen ignora, però, è che l’assassino già la sta osservando. Da molto vicino.
La notte, la pioggia, il cancelletto del cortile che sbatte nel vento, una tenda che svolazza come un artiglio pronto a ghermire la sua preda, i primi piani dell’occhio dell’assassino che attende nell’oscurità, sono tutte immagini che terrorizzano e che solo oggi, dopo più di 65 anni e con un pizzico di incertezza nella voce, possiamo chiamare cliché. Ma sono anche radicati nel nostro subconscio come la paura del buio, quindi ancora in grado di far riaffiorare infantili e terrificanti paure.
Davvero terrificante, ma soprattutto in grado di fare una concorrenza spietata ai capolavori di Hitchcock, con i quali condivide la maestosità e l’orrore… in scala di grigi.