LE INFO NECESSARIE PER SCEGLIERE CON CURA UNA PELLICOLA AL CINEMA
Molte, troppe persone scelgono di vedere un film ancora in base alla locandina, che spesso li tradisce. Considerando poi che se ne leggono di ogni forma e gradiente in rete, ma il consiglio spassionato che proviene da un sito di appassionati ancora non esiste, interviene la nostra redazione.
Nella selva di uscite, proviamo quindi a darvi qualche suggerimento, non più solo consigli, ma un vero e proprio almanacco con le trame e le sinossi dei film in uscita settimana dopo settimana.
Questo weekend:
LA CHIAVE DI SARA – Per curiosi impegnati
Dal punto di vista tecnico, “La chiave di Sara” si dimostra un piccolo capolavoro: stupende le scene caotiche all’interno del campo, potenziate da un uso espressivo del sonoro molto ben curato. Una regia interessante quella di Paquet-Brenner, dai tratti moderni. La stupenda fotografia di Pascal Ridao è l’unico vero distinguo tra il 2009 e il 1942: interpretando perfettamente le diverse atmosfere delle due epoche, rende inutile l’utilizzo di targhe o scritte con l’anno corrente. Una pellicola capace di comunicare (e non solo con la tragicità delle scene): lo spettatore sarà davvero emozionato.
LA TALPA – Per curiosi iper-riflessivi
Inghilterra 1973. Il ritmo lento non dà il tempo di abituarsi, piomba addosso trascinando lo spettatore nei lunghi silenzi che circondano volti addestrati alla non espressività. Si è costretti ad entrare in un mondo abitato da esseri solitari, destinati a rimanerlo per un voto che non tutti riescono a rispettare. Un gioco di ombre, tessuto su una puntuale, cruda e pungente riflessione sulla fedeltà, nei suoi più svariati aspetti. Il pubblico sarà affascinato da un intrigo grigio, profondo, così sottilmente costruito da risultare spesso incomprensibile. Una danza lenta e pericolosa che mette in gioco i rapporti umani e la vita stessa. Il tutto portato in scena da un cast incredibile, formato da molti grandi del cinema contemporaneo
L’ERA LEGALE – Per curiosi impossibili
“L’era Legale” è un documentario totalmente costruito su una figura di fantasia ma che racconta una grande verità, attraverso un gioco interno tra vero e falso che si conclude con il proporre una soluzione. Non c’è però la pretesa di imporla: il regista sa bene che non sta a lui, in fondo, fornire la risposta ai problemi del Paese. Informazione quindi, veicolata dall’intrattenimento: l’intento di raccontare una situazione drammatica in modo scorrevole e divertente, adottando il formato della parodia allo scopo di favorirne la divulgazione tra la popolazione italiana, appare perfettamente riuscito.
L’INDUSTRIALE – Per curiosi avvelenati
Si tratta di un film che, per trama e stile, richiama la grande tradizione del cinema italiano anni ’50 e ’60, da cui il regista proviene e che sembra non aver mai dimenticato. Una regia di grande prestigio e una fotografia da film noir creano un’atmosfera inquietante, tesa, negativa. Fondamentale il contributo espressivo e comunicativo della fantastica colonna sonora composta, orchestrata e diretta da Andrea Morricone. Ciò che colpisce subito l’attenzione dello spettatore è la scelta cromatica adottata da Montaldo e Catinari: la desaturazione digitale dei colori. Il regista afferma di non riuscire proprio ad immaginare le scene, i volti degli attori, a colori. Non è una storia che si presta all’uso del colore, ma il bianco e nero sarebbe stata una scelta troppo radicale; per cui ecco che una terza soluzione accorre in aiuto dell’autore: il colore desaturato, spoglio da ogni sua tonalità, vicinissimo alla scala dei grigi. Estremamente suggestivo.
NON AVERE PAURA DEL BUIO – PER NON CURIOSI
Sally Hirst, una bambina taciturna e solitaria, si trasferisce in una villa del XIX secolo a Rhode Island assieme al padre Alex e alla nuova fidanzata Kim. Perlustrando la casa, Sally scopre una cantina nascosta, da cui libera involontariamente delle malvagie creature che vogliono trascinarla nell’oscurità. La bambina dovrà convincere Alex e Kim che non sono il frutto delle sue fantasie, ma che una reale minaccia incombe su di loro.
SHAME – Per curiosi doc
Chi si aspetterà qualcosa di effervescente e umoristico in stile “Californication” rimarrà deluso, perché la pellicola di Steve McQueen (omonimo) è diretta e straziante come poche cose viste negli ultimi tempi: a testimonianza di ciò basterebbero i primi –e intensissimi -cinque minuti senza dialoghi, scanditi dalle potenti musiche di Harry Escott. “Shame” si concentra sulla vita di un uomo dalla bellezza statuaria e possente, ma pieno di debolezze interiori che lo spingono a una freddezza emotiva, che talvolta lo porta a scatenati attacchi d’ira. Solo in un momento ascoltando la bellissima voce della sorella –un’affascinante Carey Mulligan- in un locale jazz riesce a commuoversi, ma è roba di un attimo. Fassbender in questo ruolo è perfetto e riesce con il regista McQueen a creare un’autentica sinergia che porta il film di diritto tra le tre opere più belle del festival di Venezia.