PRESENTATO AL FESTIVAL IL DOCUMENTARIO SHOCK SUI CONDANNATI A MORTE AMERICANI
Alla 62° Berlinale Werner Herzog presenta il suo ultimo maxi documentario in quattro parti dal titolo Death Row, “braccio della morte”, continuazione di Into the Abyss: a tale of death, a tale of life, presentato a settembre a Toronto. È proprio di questo microcosmo che si occupa il cineasta, che da subito afferma di non essere assolutamente d’accordo con la pena capitale.
L’idea è quella di girare uno ‘straight-shooter’, operare dunque nella maniera più diretta possibile, affidandosi al carattere “reale” dell’immagine riprodotta; il cinema costituisce l’unica occasione di raggiungere questo intento. «Solo così riesco a far sentire l’odore della morte attraverso lo schermo», afferma il regista, che da molto tempo ormai si occupa di scavare nell’animo umano e nell’ontologia dell’immagine filmica.
Malgrado le proibitive condizioni di ripresa, Herzog ha intervistato i suoi cinque “protagonisti” (Linda Carty, George Rivas, Joseph Garcia, Hank Skinner, e James Barnes) allo scopo di comunicare il loro stato di comuni esseri umani, non certo dei mostri. Il messaggio veicolato dal documentario è di spinta alla comprensione: nessuno merita di morire, sembra dirci Herzog, anche se ha commesso i peggiori peccati.