SE DIVENTA CASO MEDIATICO, QUALUNQUE STORIA PUÒ APPASSIONARE IL MONDO
La teoria dell’agenda setting illustra come la televisione (e la stampa in generale) descrivano il ventaglio di temi sui quali l’opinione del pubblico deve formarsi. In poche e rozze parole, ci dicono di cosa interessarci. A chi sarebbe interessata la sorte di una famiglia di balene grigie intrappolate sotto una lastra di ghiaccio all’estremo nord dell’Alaska, se la televisione non ne avesse fatto un caso mediatico? La risposta appare cinica ma anche unica: a nessuno. Il messaggio principale sembra essere “se si vede in tv, bisogna interessarsene”.
“Qualcosa di straordinario” ci mostra come una piccola notizia, individuata da un giovane giornalista in cerca di successo, possa girare i notiziari televisivi del mondo e diventare di interesse planetario. Un film che ci porta nel mondo di Greenpeace e del giornalismo televisivo attraverso uno srile nella migliore tradizione classica hollywoodiana, che quindi utilizza un racconto semplice da seguire, musiche classicheggianti e fotografia e brillante. Molto carino l’uso delle grafiche da telegiornale anni ‘80 e gli estratti da veri notiziari americani dell’epoca. Gli effetti speciali e la computer graphic sono usati con parsimonia e il risultato è molto gradevole: niente di spettacolare, contributi digitali assolutamente verosimili e ben fatti.
Inizialmente, “Qualcosa di straordinario” si presenta come un film per bambini ma, con l’evolvere della vicenda, si dimostra un prodotto multi target dai risvolti politici ed economici (impossibili da comprendere per un pubblico infantile) relativi all’allora presidente Reagan a alla Guerra Fredda. L’evento mediatico diventa poi mondiale, una causa che unisce tutto il pianeta, persino due paesi impegnati in una guerra, se pure sulla carta: emblematica infatti, l’inquadratura della bandiera russa e di quella americana issate sulla stessa nave sovietica.
E… Quando la luce torna in sala, non alzatevi e godetevi la sorpresa dei titoli di coda!