I FRATELLI VANZINA TORNANO E RACCONTANO UN’ITALIA CHE NON FA RIDERE
L’ultimo lavoro di Vanzina sembra aver riunito sullo schermo il peggio dell’Italia dei nostri giorni, dal politico corrotto, al professionista fedigrafo, senza dimenticare l’imprenditore evasore, il tifoso ottuso e l’ex nobile in disgrazia. Sembra non mancare nessuno all’appello di quella che a tutti gli effetti è la descrizione dell’italiano medio visto dall’esterno.
Ogni personaggio porta con sé il suo regionalismo fatto di luoghi comuni e di avvenimenti che rischiano di non far più ridere, perché non sono eccezioni o situazioni surreali, tipiche della commedia di altri tempi, ma è il nostro pane quotidiano e il dover ritrovare certi personaggi anche sul grande schermo rischia di annoiare piuttosto che suscitare la risata.
Se per De Sica è rispolverato uno dei suoi ruoli storici e più divertenti, il nobile in disgrazia, ma le aspettative in questo caso sono deluse, lo stesso vale per Abatantuono che, nonostante la sua bravura, è bloccato in un personaggio senza troppi argomenti e personalità.
A salvarsi sono Maurizio Mattioli e Lino Banfi, quest’ultimo tornato sul grande schermo per una commedia dopo una lunga assenza, che con la loro simpatia e bravura sono tra i pochi che riescono a rubare qualche risata meno tirata delle altre.
In questa sequenza di numerosi personaggi i fratelli Vanzina raccontano l’ “Italietta”, ma nel farlo mancano una storia concreta e un filo conduttore che la leghi insieme. E se quest’ultimo manca volutamente, l’assenza di una narrazione che accompagni la serie di immagini si sente e lo spettatore esce deluso e amareggiato dalla sala, perché siamo stanchi di ridere per personaggi che sono fin troppo reali.