UN GRUPPO DI GIOVANI AUTORI CHE RIVENDICANO IL DIRITTO ALL’ESPRESSIONE NEL PROPRIO PAESE
“Ring” è un movimento formato da diverse decine di registi e registe italiane dell’ultima generazione; è come il cinema Moderno, l’eterogeneità e la diversità sono i suoi punti di forza, per questo non ha statuti o manifesti. È nato per ritrovare la libertà espressiva in un Paese dove gli oligopoli la negano attraverso la selezione delle opere destinate al grande pubblico. Opere che certamente non rispecchiano tutte le sfaccettature del cinema italiano odierno, bensì mostrano solo quelle maggiormente commerciali. L’obbiettivo di “Ring” è di ristabilire un pluralismo espressivo, creare un terreno di confronto sul quale poter agire attraverso interventi cinematografici.
L’acronimo sta per “Registi Indipendenti Nuova Generazione” e non è stato scelto a caso: “Ring” nel senso di anello di congiunzione tra diversi individui che pensano e agiscono nella più totale autonomia espressiva; “Ring” anche nel senso di uno spazio definito in cui si espondogo, sotto gli occhi del pubblico, storie idee e gusti differenti. Queste idee sono frutto della mente di giovani autori immersi nella realtà del loro tempo e del loro Paese e che sentono la necessità di cambiarla, partecipando attivamente a livello artistico ma anche legislativo (e più avanti produttivo e distributivo).
Tutto iniziò nel febbraio 2004 quando un piccolo gruppo di registi (tra cui Daniele Vicari, Giulio Manfredonia e Laura Muscardin) si aggregò all’idea di Marco Simon Puccioni di riunirsi periodicamente a Roma e parlare di film, scambiarsi idee, confrontarsi sulle difficoltà riscontrate dalla propria generazione nel fare cinema in Italia. L’anno dopo ebbe luogo la prima iniziativa pubblica di “Ring”, alla Casa del Cinema di Roma: scegliendo la formula del laboratorio aperto al pubblico, l’obbiettivo è di ristabilire un rapporto con quest’ultimo, il cui senso critico rischia di rimanere sopito a causa della ristrettissima offerta cinematografica.
Daniele Vicari e Serafino Murri hanno inoltre coinvolto tutti i registi di Ring in una sorta di work in progress cinematografico, il cosiddetto Film Bianco: «un libro bianco in forma di film, una denuncia all’attuale stato di degrado e diffusa illegalità che caratterizzano l’industria cinematografica italiana». I membri di “Ring” si propongono con forza e determinazione di intervenire sul reale, sul presente italiano, facendone emergere quante più contraddizioni possibile e tornando a interrogarlo attraverso il cinema.