ALLA CONFERENZA STAMPA IL REGISTA SPIEGA LA SUA VERITÀ SULLA STRAGE DI MILANO
Ieri mattina al Cinema Adriano di Roma è stato presentato in anteprima stampa il nuovo film di Marco Tullio Giordana, “Romanzo di una strage”. La pellicola racconta gli avvenimenti legati alla strage di Piazza Fontana, quando un attentato il 12 Dicembre 1969 colpì la banca dell’Agricoltura di Milano.
Fin dalle prime battute della conferenza stampa si comprende quanto sia importante la tematica che viene affrontata nel film di Giordana, è lui stesso a voler sottolineare a chi è indirizzato il film, ai giovani che non erano ancora nati quando ci fu l’attentato e che devono conoscere una parte della nostra storia.
Il regista alla domanda riguardante il titolo e il perché del termine “romanzo”, risponde dichiara che è stato ripreso dall’articolo di giornale che Pier Paolo Pasolini scrisse subito dopo la tragedia di Piazza Fiume, e spiega come lui volesse tenere fede al titolo scelto all’epoca perché in quell’occasione Pasolini non solo raccontò la tragedia, ma riuscì a parlare delle vittime non come numeri, ma come persone. E il cinema deve raccontare gli avvenimenti, e nel dire ciò Giordana ringrazia il produttore Riccardo Tozzi che ha permesso che il film potesse vedere la luce.
Il produttore, presa la parola, non risparmia nessuno e esordisce dicendo che “la rai non svolge servizio pubblico, ma in questo caso l’ha fatto con coraggio” e aggiungendo che il suo desiderio è quello di continuare a fare cinema storico perché in Italia ce n’è bisogno.
A seguire alla domanda della giornalista Roberta Ronconi riferita a quanto di vero e quanto di romanzato ci sia nel film, risponde uno degli sceneggiatori, dichiarando che in effetti non è stato semplice ricostruire i dialoghi essendoci molte verità sovrapposte e questo ha creato non poche difficoltà al loro lavoro. Per fare in modo di avvicinarsi il più possibile alla realtà c’è stata un’ampia ricerca di documentazione, a partire dal romanzo di Paolo Cucchiarelli, e da altre fonti, come il libro di Silvio Benini che riporta alcune informazioni prese da documenti inglesi dell’epoca.
Tra i numerosi attori del cast presenti in sala Pierfrancesco Favino, che interpreta Giuseppe Pinelli l’anarchico non-violento, dichiara di aver sentito molto il suo personaggio e della difficoltà che ha avuto nell’interpretazione, e ha ringraziato la famiglia di Pinelli per averlo accolto e aiutato nella costruzione del personaggio. Mentre Valerio Mastrandrea, che interpreta il Commissario Luigi Calabresi, ha dichiarato di come lavorare a questo film lo abbia colpito nel profondo, e che probabilmente è stato il più impegnativo della sua carriera. Aggiunge anche di quanto la strage di Piazza Fontana sia un “pensiero moderno” e vicino all’attualità per “l’impunità”, dichiarando inoltre che tutt’oggi sussistono eventi impuniti, meno gravi, ma ad ogni modo impuniti, e che quello successo nel 1969 potrebbe essere successo anche ieri.
Infine torna la parola al regista che alla domanda perché si siano dovuti aspettare 43 anni per fare un film che parli di questo avvenimento, lui risponde che non sa perché il cinema italiano non l’abbia fatto prima, ma dal suo punto di vista non l’avrebbe potuto fare perché “solo ora ho raggiunto quella maturità artistica che mi ha permesso di raccontare personaggi così controversi, una capacità shakespiriana” perché “la politica schematizza e divide, l’arte è il contrario perché scava e si mette nei panni del carnefice e della vittima”.
Il film uscirà nelle sale il prossimo 30 Marzo in sole 250 copie.