ESPINOSA CI METTE TALENTO E GRANDE MAESTRANZA, MA IL RISULTATO PECCA IN ORIGINALITÀ
Strada, sicari, spari e sangue. Il fattore 4S che ogni action vuole viene rispettato in pieno e “Safe House” aggiorna l’archivio dei film di genere. Una volta classificato, passiamo ad analizzarlo, perché anche la quinta esse è sempre in agguato: s come sola o scemenza, fate un po’ voi. Ora ci pare ingiusto affibbiare ad una pellicola d’azione a tambur battente questo aggettivo, ma ripensandoci bene, camera a mano in sequenze ad alto tasso adrenalinico, montaggio forsennato e una regia di polso possono bastare a salvare un canovaccio di poche righe?
La risposta negativa fa riflettere sullo status attuale degli sceneggiatori americani, da sempre abili manipolatori del sistema, ma che da qualche anno a questa parte sacrificano la fase di scrittura in cambio di budget notevole per casting e location. Un difetto duro da digerire, specie per chi ama la velocità d’esecuzione, ma condita da un impasto di fattura pregevole, situazione che nel film di Daniel Espinosa manca del secondo, fondamentale, dettaglio. Il regista ce la mette tutta, dando carta bianca al criminale dandy Denzel Washington e al suo ligio contraltare muscoloso Ryan Reynolds, il super ricercato Tobin Frost che si allea con l’agente Weston per scampare ai killer della CIA (non è spoiler, ma un telefonatissimo escamotage narrativo): il sentimento drammatico e viscerale però latita.
L’azione da sola non basta a coprire le falle di suspence, né il pathos copre la valanga di raffiche che investono Città del Capo per dar caccia ad un uomo solo. Farne fuori mille per scovarne uno, l’elemento cruciale. “Safe House” è il rifugio sicuro dove portare e “interrogare” prigionieri scomodi, un pretesto, una volta scoperto, per dar via ad un inseguimento lungo due ore di proiezione, che porta all’atteso verdetto finale, quale direzione prenderanno i nostri eroi e, molto più importante, ne avranno la possibilità? Braccati da professionisti e in fuga, il classico duo black and white dovrà rivedere le proprie convinzioni e fare radicali scelte di vita. In sostanza, qualcosa di già visto.
Un copione che si cimenta con perizia ed entusiasmo su un genere ormai classico, senza apportare nulla di originale, né idee o concetti nuovi, ma lasciandosi apprezzare solamente dai cultori della materia, che sguazzano sempre volentieri tra pallottole fumanti e duelli corpo a corpo fino all’ultima pugnalata. Se a questo ci aggiungiamo poi le occhiatacce del prode Denzel, entriamo in terra action in tutto e per tutto.
Un classico appunto, il fattore 4S del genere action.