VITA, POETICA E RIVOLUZIONE CULTURALE DEL REGISTA DI MINNEAPOLIS
Terence chi??
Terence Vance Gilliam, scrittore, sceneggiatore, cartoonist e, naturalmente, regista nasce nel Minnesota nel 1940. La sua incredibile passione per il disegno, le arti e i fumetti lo porta ad inseguire senza tregua il desiderio di lavorare esprimendo ogni aspetto della propria sconfinata fantasia. Dopo un’adolescenza piuttosto tranquilla abbandona gli studi sia di Fisica che di Scienze Politiche per intraprendere la carriera di fumettista per la rivista “Mad”, a New York. Il sogno è finalmente realizzato. Ma alla fine degli anni ’60 arriva la guerra: il Vietnam. Gilliam, forte delle sue convinzioni pacifiste, rinuncia ad arruolarsi ed espatria in Inghilterra dove, finalmente, trova fortuna e fama.
Rivoluzione!
Dopo aver collaborato in diversi programmi televisivi come disegnatore di cartoni animati e frequentando con passione gli ambienti artistici inglesi, il giovane Gilliam conosce Graham Chapman, John Cleese, Michael Palin, Terry Jones ed Eric Idle: più conosciuti, in futuro, come i “Monty Phyton”. Con questo famosissimo gruppo di autori, attori e registi, Gilliam porterà il suo talento visionario a livelli altissimi, tanto da segnare una svolta nella storia del cinema e rivoluzionare le basi del disegno animato sia per la tecnica che per i contenuti. Il suo stile diventerà un’icona, riconoscibilissimo: si potrebbe definire un collage di foto, disegni e stop motion al servizio di gag rocambolesche che oscillano tra il tragicomico e il dissacrante. Per apprezzare fino in fondo queste tecniche (e naturalmente le divertentissime e assurde gag) non si possono non guardare “Monty Python e il Sacro Graal” e “Monty Python e il senso della vita” nei quali è l’ironia a farla da padrona ammiccando spesso e volentieri alla caducità dell’essere umano.
Una macchina sforna-idee e poca fortuna.
La punta di diamante nella filmografia di Terry Gilliam regista è sicuramente “Brazil” del 1985 vagamente ispirato al romanzo “1984” di G. Orwell. Questa pellicola è una sorta di paradigma delle sue tecniche e dei suoi pensieri tanto che non basta una sola visione per apprezzarne la miriade di dettagli, concetti presenti e piani narrativi incrociati fra loro. Dalle tecniche di ripresa al montaggio, dai rimandi a Orson Wells alle citazioni di F. Lang, tutto è mescolato con una cura quasi maniacale. La satira politica e la critica ai poteri forti sono le vere protagoniste e Gilliam dimostra ancora una volta di avere idee molto chiare riguardo l’umana natura.
Tra il 1989 e il 1991 escono “Le avventure del Barone di Munchasen” e “La leggenda del re pescatore”. Il primo, anche scritto dal regista, è la fantasiosa quanto assurda odissea dello stralunato Barone, un’avventura, un gioco; sfoggia effetti speciali grandiosi uniti ad un senso dell’umorismo irriverente e demenziale in un ‘700 falsato ai limiti del burlesco.
Fu un catastrofico flop di incassi.
Nel secondo film, che ricevette 4 nomination e una statuetta agli Academy, si parla, invece, di amicizia e di ricerca. La ricerca che ogni uomo o donna è destinato ad affrontare ma che molti rifiutano: la ricerca del Santo Graal che si nasconde avvolto da impenetrabili nebbie, nel nostro essere.
Nel 1997 Gilliam ci regala “Paura e Delirio a Las Vegas”. È la storia di un viaggio intrapreso dal giornalista Depp e dall’avvocato DelToro, da L.A. a Las Vegas. Il realismo del contesto storico cozza stridendo con le visioni allucinate e perverse che i due vivono, continuamente fatti di ogni droga in commercio. Il regista ci presenta così un punto di vista cinico e decisamente disilluso della società contemporanea.
Nel 2005 è la volta di “I Fratelli Grimm” e “Tideland”. Entrambe le pellicole viaggiano sul robusto filo della fantasia ma vertono a due diverse finalità. Il primo è una favola moderna e commerciale, con un cast “acchiappaspettatori”, che gioca con colori, effetti speciali ed happyending disneyano.Nel secondo Gilliam ritorna a mescolare realtà e fantasia, provocando e stupendo con l’unico intento di costruire una metafora cupa per farci riflettere.
Seppure siano tutti film (e non li abbiamo citati tutti!) spettacolari, vincitori di premi e acclamati dalla critica, il pubblico stenta a cercarli. Sicuramente poco commerciali, forse troppo criptici e di molteplici interpretazioni, i mondi immaginati e dipinti da Terry Gilliam non richiamano una grossa folla alle casse dei cinema; proprio come il suo collega J. Carpenter, non è disposto a cedere al compromesso.
Terry Gilliam, il bambino dalla sfrenata fantasia intrappolato nel corpo di un saggio e sapiente regista, ogni volta riesce ad incantarci “soltanto” mostrandoci tutto ciò che partorisce la sua formidabile mente.
Niente male come dote no?
Qualche curiosità:
- J.K.Rowling lo voleva a dirigere “Harry Potter” ma la Warner ha optato per un regista “più per famiglie” come Columbus.
- Gilliam ha rinunciato alla direzione di: “Brave Heart”, “Il mio nemico”, “Alien la clonazione”, “Forrest Gump” e “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”.
- Gli fu anche offerto di dirigere “Troy” ma smise di leggere il copione dopo solo 5 pagine.
- È un fan dello scrittore Philip Dick.
- Nel 2006 ha rinunciato alla cittadinanza americana diventando ufficialmente cittadino britannico.
- Si stressò talmente tanto durante le riprese di “Brazil” che perse l’uso delle gambe: tornarono a funzionare diverse settimane dopo.