LA STORIA DI DUE SOLITUDINI CHE SI INCONTRANO, IL RACCONTO DELLA DIFFICOLTÀ DEI RAPPORTI UMANI
Per la sua opera prima Marco Luca Cattaneo sceglie il tema della sesso dipendenza (molto ben esplorata da Chuck Palahniuk nel suo romanzo Choke, da cui è stato tratto un film omonimo molto interessante) e della solitudine. Due temi che sono uno la conseguenza dell’altro, che affliggono in qualche modo la persona che ne è vittima e che spesso non riesce a risolvere nessuno dei due. La storia di Mario e Agatha è proprio questa.
Mario (Stefano Fregni) non è un bell’uomo, non è più giovanissimo, non fa un lavoro esaltante, vive con la madre anziana e invalida e ha un vizio: passa ore davanti al computer a guardare video pornografici e quando incontra donne per strada le guarda in modo morboso, quasi maniacale. Agatha (Sara Sartini) si è appena separata e lavora in un bar che Mario inizia a frequentare allo scopo di conoscerla. Lei è attratta da questo omone buono che ha conquistato anche la piccola Viola, sua figlia. I due iniziano a frequentarsi e la solitudine sembra solo un lontano ricordo.
Cattaneo sceglie di raccontare questa vicenda attraverso pratiche che rispecchiano molto bene il vuoto che i due protagonisti sentono. Non è dunque casuale la scelta di girare a Bologna in agosto, mentre le strade sono deserte; Sara Sartini definisce le ambientazioni “un paesaggio emozionale” che ben s’intona con l’interiorità dei personaggi. La regia è piuttosto statica, come è la vita dei due: le inquadrature sono per la maggior parte fisse, la macchina da presa si muove poco, principalmente quando sono inquadrati particolari del volto di Mario. Sembra quasi che voglia farlo conoscere allo spettatore in modo che non lo giudichi per quello che fa.
Ottima prova per Stefano Fregni che si cala bene in un ruolo non facile. Riusciamo quasi ad affezionarci a questo personaggio così ambiguo che ci sembra avere due personalità totalmente diverse: da un lato, preferisce accudire a casa la madre perché non vuole che sia ricoverata in istituto, i suoi nipotini e Viola lo amano perché con loro è premuroso, dall’altro ha “la fissa” del sesso, frequenta trans e quasi molesta per strada ragazze anche piuttosto giovani. Cattaneo scrive un personaggio complesso e Fregni sa rappresentarne sapientemente ogni sfaccettatura.
Girato nel 2008, Amore liquido fu distribuito in pochissime sale per circa una settimana; la distribuzione è stata quindi inesistente ma c’è da dire che non si tratta di un’opera facile da digerire per il grande pubblico italiano. Alla fine della proiezione si ha come un peso sullo stomaco, è un film che fa pensare e lascia un senso di vuoto e amarezza piuttosto forte. Considerando poi che il genere di maggior successo è la commedia, Amore liquido risulterà forse inaccessibile per un pubblico che al cinema vuole solo svagarsi. Ma Cattaneo e DINDI si propongono di raggiungere un diverso tipo di spettatore, quello che vuole emozionarsi, nel bene e nel male.