IL REGISTA DI “MALEDIMIELE” RACCONTA IL SUO PROGETTO E LE DIFFICOLTÀ NEL TROVARE UNA DISTRIBUZIONE
Maledimiele è forse il primo film italiano interamente dedicato all’anoressia ad arrivare nelle sale. La presenza del problema tra gli adolescenti è forte e si sentiva il bisogno di una sua rappresentazione cinematografica. Ci ha pensato Marco Pozzi che l’ha girato nel 2010 e che solo ora, a circa due anni di distanza, lo vede distribuito da Movimento Film, una società che ha creduto nel valore estetico e sociale del film.
F4L: Nel tuo film sei riuscito a rendere molto bene ciò che succede ad un’adolescente che si ammala di anoressia. Come ti sei documentato sull’argomento? E come mai hai scelto di trattarlo?
MP: Innanzi tutto vorrei dire che Maledimiele non è un film sull’anoressia. Racconta la storia di una ragazza, Sara, affetta da questo tipo di disturbo. Si tratta di un viaggio dentro la dimensione psichica di tale patologia e la mia protagonista ne è un simbolo forte. Ho scelto di trattarlo semplicemente perché è un fenomeno negativo importante nelle realtà adolescenziali. È anche lo specchio di un disagio sociale la cui minaccia si fa sempre più pressante; anoressia e bulimia sono la prima causa di morte negli adolescenti occidentali. Non è un caso che la crisi economica abbia colpito maggiormente proprio i paesi dell’Occidente. Non sono certo coincidenze. I genitori poi, sono un altro fattore destabilizzante nella felicità dei giovani e sono i primi a risentire della crisi.
F4L: Ma se il tema è così forte, come mai ci sono voluti circa due anni per trovare una distribuzione?
MP: Il problema della distribuzione è finalmente stato risolto grazie a Movimento Film ma la faccenda è quantomeno sospetta. Il problema dell’anoressia è imponente al giorno d’oggi ed è impensabile che a nessuno interessi mostrare un film che potrebbe informare ed interrogare giovani e adulti. Forse però non c’è da stupirsi. Del resto, questa tendenza a girare lo sguardo ai problemi più gravi (guardiamo il caso produttivo e distributivo di Diaz) sembra essere piuttosto radicata nel nostro Paese. E non lo dico per polemizzare, ma con grande amarezza.
F4L: Parallelamente all’uscita in sala, il film verrà mostrato anche nelle scuole…
MP: Il progetto distributivo viaggia infatti su due strade parallele: visione nelle sale tradizionali e road show di 30 incontri nelle scuole di tutta Italia. Il progetto di distribuzione nelle scuole prevede la visione del film alla quale seguiranno dei dibattiti a cui parteciperò io stesso insieme a degli specialisti pronti a rispondere alle domande degli studenti e, magari, ad accogliere qualche outing (come per altro è già accaduto).
F4L: Benedetta Gargari è Sara. Come è riuscita un’attrice così giovane ad interpretare un personaggio complesso e affetto da una patologia principalmente psicologica?
MP: Benedetta è stata molto brava. Ha già lavorato nel mondo del cinema e della televisione ma non si era mai cimentata nel ruolo di protagonista assoluta. Ha superato bene la prova, è riuscita ad essere Sara senza però farsi trascinare nell’oblio della malattia. Malgrado ci abbia convissuto per 40 giorni, è riuscita a mantenere un certo distacco dal personaggio e questo l’ha “salvata”.