CONTINUA LA PROPOSTA DI CORTOMETRAGGI DI DINDI, STAVOLTA È IL TURNO DELLE COMMEDIE
Dopo il “Pacchetto di corti Viola” dedicato ai generi thriller e horror, Distribuzione indipendente presenta il “Pacchetto di corti Arancione” composto da commedie brevi ma esilaranti. Come tutti i titoli del catalogo, anche i film del pacchetto non hanno trovato un valido canale di diffusione che gli rendesse la visibilità che meritavano. Si ride molto in questi brevi film ma la matrice vera di tutte e cinque le opere (e soprattutto di alcune) è il surreale, il grottesco. Un umorismo indubbiamente diverso dalle commedie italiane da sala cinematografica, che si circonda di un gusto per lo “strambo” che lo rende ancora più interessante.
Il “Pacchetto Corti Arancione” si compone (in ordine) di:
“Mutande di ricambio” racconta le avventure amorose di un single romano che con le donne le prova tutte ma senza avere risultati. Il punto forte del corto di Luca Merloni e Andres A. Maldonado (regista di Falene) è il monologo che il protagonista fa come voce fuori campo e che costituisce il commento all’intero film; inutile dire che è davvero esilarante.
“Clacson”, scritto e diretto da Tak Kuroha, dura solo 6 minuti; sembra quasi una barzelletta raccontata per immagini. Una ragazza ha la macchina chiusa da altre vetture e inizia a suonare il clacson disturbando un poveretto che abita proprio lì sopra. La vicenda avrà una “geniale” conclusione.
“La grande menzogna” è il bellissimo cortometraggio di Carmen Giardina che ha vinto ben 17 premi nei festival di tutto il mondo e che ci mostra un incontro molto particolare: Anna Magnani (Lucianna De Falco) e Bette Davis (Gea Martire) sono entrambe a casa della diva americana e si ricoprono di complimenti sulle loro rispettive carriere. Una compostissima e nervosa Carmen Giardina veste i panni di un’interprete per la Magnani ma, alla fine del corto, il suo ruolo cambierà svelandoci qualcosa di inaspettato. De Falco e Martire, oltre ad essere identiche alle due attrici storiche, sono anche bravissime a interpretarle e donano al film una comicità e una particolarità (oltre alla trama è anche la scenografia ad essere stramba) degna di un corto d’autore.
Pene d’amore è invece il breve film di Alfredo Fiorillo che vede protagonisti una serie di personaggi improbabili che compiono una serie di azioni ancora più assurde. Il povero Ciro è disperato: è stato lasciato dalla sua amata Sara. Ciro è però un camorrista e non può perdere la testa, altrimenti il suo clan andrà in malora. Suo fratello gemello gli farà capire che di pene d’amore si deve guarire… Ma non ci riuscirà. Il corto di Fiorillo è forse il più grottesco di tutto il pacchetto, quello che contiene il maggior numero di riferimenti al cinema di genere, chiaramente in chiave super comica.
Il Garibaldi senza barba: esilarante, geniale e metalinguistico, sulla falsa riga di Le Iene, è la storia di un gruppo di arzilli vecchietti che decide di rapinare un’auto che trasporta un francobollo di inestimabile valore. Il colpo riesce con l’aiuto di una seppia e altri elementi al limite del surreale, ma qualcosa andrà storto. Nicola Piovesan allestisce 15 minuti (anzi, 14 minuti e 30 secondi) di pura follia, di immagini e contenuti, qualcosa che somiglia un po’ a Dorme di Puglielli. Il che è tutto dire.