Il Mundial dimenticato: approfondimento sul film

PROTAGONISTA DELLA PELLICOLA È IL MONDIALE DEL ’42 GIOCATO IN PATAGONIA E MAI RICONOSCIUTO COME UFFICIALE

Il viaggio alla scoperta del “il mundial dimenticato” inizia per idea dei due registi italiani Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, incuriositi da questa parentesi apparentemente rimasta vuota del calcio. Stiamo parlando del mondiale che si giocò in Patagonia nel 1942, e del quale nessuno sa neanche il vincitore. Mistero, ombre, dubbi è ciò che attanaglia questo insolito mondiale, e del quale finalmente è venuta l’ora di svelare il celato.

Il campionato fu organizzato per volere del Conte Vladimir Otz. Fan sfegatato del calcio, egli volle portare il calcio anche nel posto nel quale si era trasferito, ovvero in Argentina. A metà tra un film e un documentario, l’opera cerca di ricostruire come si svolse questo campionato. Ci riesce anche grazie alla guida di Sergio Levinsky, giornalista esperto dell’argomento che oltre a raccontare quelle che sono state le sue scoperte, fornisce anche documenti e immagini tratte dall’archivio di CinecittàLuce di Roma.

La ricostruzione narrata quindi, spazia tra le informazione del giornalista argentino e le interviste ai pochi testimoni in vita di quell’anno. Non mancano ovviamente anche figure prestigiose del mondo del calcio, come i giocatori Gary Lineker e Roberto Baggio; il presidente della Fifa Joao Havelange; gli storici Pierre Lanfranchi e Osvaldo Bayer; di giornalisti sportivo come Darwin Pastorin. Tutte testimonianze importanti al fine della ricostruzione dei fatti, non facile per la mancanza di prove certe. Un’inchiesta vera e propria.

Ciò che di certo si conosce, è che le squadre che combatterono per il titolo furono 12: ogni team sportivo era composto non solo da professionisti, ma anche da operai e soldati e circensi e attivisti politici ecc. Fu, se vogliamo, il lato buono del calcio di quegli anni il cui utilizzo era solo finalizzato alla propaganda dei regimi del primo Novecento.

Il film si apre con una frase di Osvaldo Soriano tratta dal suo libro “Il figlio di Butch Cassidy”, che recita: “Mondiali del 1942 non figurano in nessun libro di storia, ma si giocarono nella Patagonia argentina”. È proprio questa citazione che ha fatto scattare la voglia di indagare ai due registi, che ieri durante la conferenza stampa tenutasi a Roma per presentare il loro lavoro, hanno affermato: “Del racconto di Soriano ci ha subito colpito, come tutta la sua letteratura, la commistione tra leggenda e realtà. Il calcio lo abbiamo quindi usato come scenario, in un contesto storico-realistico, il periodo della Seconda guerra Mondiale, mescolandolo a temi come l’emigrazione europea in Patagonia. Questo è un piccolo film dalle grandi emozioni, un mosaico che unisce più elementi, dalla storia alla guerra, dal calcio giocato a quello raccontato e che ha esaltato i nostri ricordi calcistici d’infanzia, con tutte le mitologie e gli stereotipi di questo sport, dal bomber alla suddivisione in campo tra buoni e cattivi”.

La pellicola, prodotta da Verdeoro e Dock Sur Producciones in collaborazione con Rai Cinema, Rai Trade, Istituto Luce-Cinecittà e Nanof, uscirà nelle sale l’8 giugno in concomitanza con l’inizio dei campionati europei di calcio.

 

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