Another earth: focus sul film

OPERA PRIMA DENSA DI TEMATICHE CHE CATTURA LO SPETTATORE IN UN VORTICE DI RIFLESSIONI

Le opere prime sono acerbe e incomplete, a detta di molti; il regista Mike Cahill propone invece un esordio davvero interessante che presenta svariati livelli di lettura e di significato, personaggi complessi e dinamiche degne di nota. A dispetto di una messa in scena semi-amatoriale, decisamente documentaristica (mezzi leggeri, insoliti per un lungometraggio), il contenuto si rivela voluminoso e profondo: la narrazione ci prende per mano e ci accompagna nel percorrere la strada della riflessione all’interno di un universo culturale vastissimo. Vale dunque la pena di approfondire i molti temi trattati in “Another Earth“.

Il film racconta la storia di Rhoda, una diciassettenne con la passione per l’astronomia che una sera, mentre sta tornando a casa in macchina da una festa durante la quale ha bevuto un po’, sente alla radio la notizia della scoperta di un pianeta speculare alla Terra e visibile senza bisogno del telescopio. Alza subito gli occhi al cielo e rimane talmente colpita dalla visione che non si accorge dell’auto della famiglia Burroughs. La colpisce in pieno, uccidendo moglie incinta e figlio piccolo; unico sopravvissuto è il capofamiglia John che dopo quattro anni, nello stesso periodo in cui la ragazza esce di prigione, si risveglia dal coma. La protagonista è schiacciata dal senso di colpa e vuole farsi perdonare a ogni costo.

Apparentemente, la sceneggiatura (scritta da Cahill e Brit Marling, interprete di Rhoda) sembra quella di un film di fantascienza, con tutte le implicazioni del caso: primo su tutti dunque, il tema dell’incontro con “l’altro” ovvero l’essere vivente che abita un pianeta appena scoperto con cui il genere umano si trova a scontrarsi e confrontarsi; nel film di Cahill però, “l’altro” si trova anche dentro sé stessi poiché, essendo Terra 2 un pianeta speculare al nostro, molti ipotizzano che possa essere abitato dai doppi degli esseri umani. Ognuno di noi, su Terra 2, potrebbe avere dunque un suo alter ego.

Da questa importante constatazione scatta quasi automaticamente l’antica questione delle realtà alternative, delle possibilità di vita che un individuo potrebbe avere in un mondo parallelo a quello in cui ha sempre vissuto. La fantascienza è un genere infarcito di queste tematiche, sia in campo letterario che cinematografico, e per questo si rischia spesso di cadere nel baratro della banalità. A Mike Cahill questo non accade perché dà il giusto peso all’argomento, non lo rende il principale e gli affianca molti altri interessanti spunti di riflessione.

Uno di questi è chiaramente il complesso di colpa che Rhoda prova nei confronti di John; una colpa che pesa sulla sua coscienza – e anche sulla sua anima –  come un macigno e che la porta anche a una forte condizione di alienazione: un reato di questo tipo macchia per tutta la vita, la protagonista non riesce più ad condurre un’esistenza normale, non si sente più a casa in nessuno luogo. In questo contesto appare chiara la scelta della ragazza di lavorare per un’agenzia di pulizie; l’unico scopo che le è rimasto nella vita è tentare di lavare via la colpa, per quel che è possibile.

Tutto questo lavoro culturale viene presentato in salsa “popolare”: forse il termine non è del tutto appropriato, fatto sta che Cahill e Marling riescono a trattare questa moltitudine di tematiche in modo accattivante e assolutamente comprensibile a tutti (citazioni dalle teorie di Platone e Galileo comprese), appassionati o meno di fantascienza, fanatici o meno di etica e filosofia. Gli autori hanno centrato il bersaglio: offrire al grande pubblico un prodotto qualitativamente alto. E per giunta, indipendente.

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