PRESENTATO A CANNES, IL REGISTA DESCRIVE IL SUO FILM TRA FINZIONE E REALE
Matteo Garrone parla del suo ultimo lavoro presentato al Festival di Cannes che ha riscosso un’ottima accoglienza da parte della stampa. Lo stesso regista ha dichiarato della difficoltà che ha avuto nel realizzare un film che ha un labile confine tra finzione e realtà, e lo descrive come una favola dal risvolto amaro.
Inizialmente la pellicola si struttura come una commedia, ma la narrazione poi si rivela drammatica nel descrivere una famiglia, e in particolare il protagonista che rimane incastrato nell’illusione del sogno che sta vivendo, e della perdita del contatto con la realtà. Garrone ha anche dichiarato che “Reality” è stato più difficile di Gomorra nella sua realizzazione, perché si affrontano discorsi legati alla televisione ed è stata una scommessa trasfigurarli e renderli più astratti, tanto da essere ansioso e curioso della reazione che avrà il pubblico durante la visione.
Il regista ha ammesso di aver voluto utilizzare una favola moderna per riflettere sulla società, un viaggio tutto italiano tra “luoghi non luoghi”, come centri commerciali, suepermercati e outlet per osservare quella che è la realtà della nostra nazione. Garrone ha sottolineto che il suo non è un film di denuncia, ma un itinerario per far riflettere e fotografare il presente della nostra società, e che lo spettatore si possa sentire libero di interpretarlo come preferisce.
Riguardo la famiglia protagonista del film, il regista la descrive come semplice e la storia che racconta è reale ma è stata trasfigurata, per far sì che il racconto non venga associata solo ad uno specifico ceto sociale, ma che sia trasversale della società. Garrone ha infine aggiunto che lui stesso si è divertito a realizzare il film “perché inizia come una fiaba e finisce come un film di fantascienza”.